contro- intestazione

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Capo Caccia in immersione

Ho sempre desiderato fare un bel tuffo nelle acque blu elettrico ai piedi della rocca di Capo Caccia. Lì il mare è profondo limpido e precipita a piombo lungo la scarpata dello scoglio di calcare. Dopo tanti anni (29 per l'esattezza a luglio 2016) finalmente l'occasione è arrivata.

Il Promontorio di Capo Caccia. Alghero (SS) - Agosto.
Nikon D800, ob Sigma 24/1.4 ART.

Quando Vincezo Piras ci ha parlato della possibilità di fare un'immersione a Capo Caccia, ho colto subito l'occasione. L'idea, la proposta, Vincenzo l'ha messa sul piatto nei primi giorni d'agosto e sembrava cosa fatta, salvo non ever fatto i conti con il Maestrale che nell'agosto 2016 ha schiaffeggiato, con costanza, la costa da Alghero a Bosa fino giù al lontano Sinis. Pervicacia e costanza sono caratteri che mi son stati utili per tenere vivo l'interesse dei compagni subacquei per la destinazione di Capo Caccia. Onestamente non c'era da convincere nessuno, solo da trovare subacquei liberi per un giorno imprecisato di un agosto piuttosto ventoso. Giorgio, Gery, Marco, Fabrizio (istruttore), ovviamente Laura e me, e la barca è mezza piena, aggiungi Vincenzo sua figlia Valentina e: "si parte domani alle 7.30, che il meteo è buono". Fabio, l'aiutante tuttofare di Vincenzo, non ci sperava più ed invece il gommone alle 8.00 ha lasciato il molo di Bosa Marina puntando deciso a Nord per un'ora (quasi due) di navigazione. Scalo nella baia di porto Conte a raccogliere altri 3 sub (Celestino due ore di gommone se l'è risparmiate) e siamo arrivati sotto il muro calcareo di Capo Caccia, pronti a saltar in acqua.

Preparativi per l'imbarco, Bosa Marina (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.
In barca lo spazio è sempre troppo poco, Bosa Marina (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.
Arriva il Capitano Vincenzo Piras e sua figlia, Bosa Marina (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.
Pronti partenza via, Bosa Marina (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.
Cielo poco invitante, ma mare calmo: tanto basta. Alghero (SS) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.
Lo sperone di Capo Caccia. Alghero (SS) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.


Confesso di non essere, come subacqueo e come escursionista in genere, un amante delle cavità sotterranee, ma qui a Capo Caccia sono il piatto forte ed essendo per l'occasione associato ad ampia folla di altri subacquei, ho dovuto adattarmi alle esigenze della maggioranza. Perciò, a malincuore, mi son immerso sapendo che avrei avuto pochi istanti per gorgonie, nuvole di saraghi, cernie, mostelle o dentici.  Giù dal gommone, bombola in spalla, erogatore in bocca, scarico gav e via dentro l'antro oscuro di uno dei mille pertugi (enormi) incavati nei calcari del promontorio. Il mare nell'ombra della parete è di un blu intenso come da tempo non ne vedevo, i pesci ci sono, batterie di saraghi raggruppati in formazione, sospesi nella corrente accanto alla roccia. Come previsto ho solo il tempo di intravederli perché il percorso, in sostanza, è una gita "speleosub".

vestizione per immersione, Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.
Nel blu. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Pronti alla discesa Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Si parte. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Sotto quel masso c'è un Astice, lo avevo visto prima io, ma il tempo di regolare i flash
e zac un altro sub mi ha fregato il posto facendo rincasare il crostaceo: ciaoo.
Nelle grotte subacquee. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Nelle grotte subacquee. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Nelle grotte subacquee. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Nelle grotte subacquee. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Nelle grotte subacquee. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Ok adesso dobbiamo uscire. Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800E, ob. Nikon AF-s 18-38/3,5-4,5G + CL77,
Housing Sea&Sea MDX-D800,ER40L + ER20L + Dome Port 240.
2 x Sea&Sea YS-250, TLC 15+11+4"arms.
Immersione finita, si rientra. ,Capo Caccia (SS) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.

Per la cronaca l'immersione è stata bellissima per tutti i partecipanti tranne che per me. Colpa mia, sia ben chiaro, non ho nulla da recriminare con alcuno, salvo me stesso. I fatti son questi: appena entrati nelle caverne serpentine di Capo Caccia ho iniziato ad armeggiare con i flash ed a litigare con tempi, diaframmi e ISO della fotocamera. In effetti in una caverna di luce ce n'è poca e i miei flash possono aiutare, ma non fanno i miracoli. Sulla base delle esperienze precedenti ho tentato di anticipare il gruppo di qualche metro con l'intenzione di fotografare meno sospensione possibile. Ma la pianificazione è andata a ramengo perché un fotografo subacqueo, per forza di cose, è lento e i compagni di immersione non hanno tempo da perdere. Così è che son stato silurato da un paio di torpedini umane ricoperte di neoprene, non ho scattato nessuna foto, non son riuscito a raccontare alcunché, fino al termine della galleria, fino allo sbocco su una finestra ovale nel blu. Con 1/8s f/11 (non è bene aprir di più) ISO 800 o 1600 e tanta fiducia nel sensore Sony della mia Nikon D800e, ho raccolto qualche snap shot ricordo. Poi siamo usciti lungo la parete e lì sotto, a pochi metri, è comparsa una cernia di buone dimensioni. "E' mia" ho pensato mentre lento, ma deciso, mi son portato tra i massi della murata. Anni di caccia subacquea mi hanno ben insegnato qualcosa no? (ho appeso il fucile nel 2000). Forse è proprio quella ventennale esperienza che mi ha "fregato" perché come se si trattasse del mio vecchio arbalete Beuchat con asta da 1.6 metri, ho arretrato scafandro e flash sulla mia destra, mantenendo l'insieme parallelo al corpo, come si fa con il fucile, appunto, quando si nuota verso il punto di "aspetto". Peccato che in questo modo l'oblò è rivolto di lato e non è possibile conoscere quanto e come sporga. < STUD! > "Ma no, sarà il paraluce del dome. Sicuro" penso questo mentre punto la fine del masso dove vorrei aspettare la cernia. Quando arrivo in posizione, giro l'oblò e rimango inorridito. Il policarbonato dell'emisferico è decorato da ciuffi di alghe gialle, e sul lato vedo i frammenti di una qualche concrezione calcarea che ha lasciato un bel segno sulla plastica INTONSA del mio caro Sea&Sea DP240. Della cernia non mi importa più, dell'immersione non mi importa più, sono a 25 metri di profondità e sputo imprecazioni dentro all'erogatore.

Schianto fatale

Disastro della troppa fiducia.


Prima o poi doveva succedere, un errore lo si commette, perché fotografar sott'acqua significa affrontare una sequela di operazioni delicate in compagnia di tantissimi fattori (fisici, logistici, ambientali) che possono metterci lo zampino e mandare tutto all'aria. Questo è il primo guaio grosso in cui incoccio, ma so di tante sventure ben peggiori della mia accadute ad altri fotografi. Mi aiuta di certo il fatto di non essere un fotografo "stagionale". Fotografar tutto l'anno significa aver continuità e dimestichezza con ogni parte dell'equipaggiamento. Nella subacquea la faccenda si complica perché oltre all'attrezzatura foto occorre prestare attenzione a tutto il resto e questo resto è importantissimo. Il paradosso è che a questa immersione a Capo Caccia tenevo davvero molto ed è stata la più funesta in tanti anni di altalenante attività subacquea. Faccio tesoro della disgrazia opto-meccanica (quest'anno è stato decisamente disgraziato) e penso avanti. Sea&Sea - Fraco SUB ha fatto un buon intervento di levigatura del graffio, ora si vede ben poco del graffito rupestre originale. Non mi resta che portare il dome sott'acqua e vedere come va. Prossimamente ...


Cheffaticaaa!

Due giorni in Trentino Alto Adige

A salutare l'amico Davide e il resto della truppa, cioè mamma Sabri e i meravigliosi Edoardo e Marta. Lo avevamo promesso lo scorso anno e finalmente siam riusciti a trovare l'occasione per raggiungere Davide nel suo nuovo Mondo, il Trentino.

I larici prima diventano gialli poi arancioni, quindi secchi. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.

Davide e Sabrina hanno fatto la scelta coraggiosa di ricominciare daccapo. Una buona occasione di lavoro è sicuramente il punto di partenza, ma non basta: ci vuole di più per lasciar tutto alle spalle e iniziare una nuova vita in un luogo così diverso dalla terra dove si è nati e cresciuti. Talvolta voltare pagina serve per ritrovare la serenità, lo so bene, parlo con la coscienza di chi quella scelta non ha avuto il coraggio di farla. In effetti l'opportunità che è capitata a Davide era da cogliere al volo: un ottimo lavoro (da ElettroteNNico sul serio) in un luogo che per lui, da anni, è destinazione delle vacanze: Ortles Cevedale.

"Allora, quando venite a trovarci??". Eccoci, il primo WE di Ottobre, partenza da Milano, venerdì alle 18.00, arrivo a Lana per le 22.30. Viaggiamo sulla A4 con l'affollata compagnia di milioni di altre automobili, un po' più in solitudine lungo l'autostrada del Brennero. L'albergo, l'unico in cui ho trovato una camera, in realtà è una deliziosa pensione a conduzione familiare. La titolare "che parla mia lingua" gentilmente ci ha atteso fino alle 23,00 ora in cui effettivamente abbiamo individuato la pensione. "Ha fatto sole tutta settimana, solo oggi un po' di nuvole ma forse non piove" queste sono le prime parole che sento il mattino di sabato, mentre mi ingozzo una colazione in perfetto stile Austro Ungarico (speck formaggio burro e pretzel). Infatti non pioverà, ma la mia giacca a vento verrà colpita da spinosi fiocchi di ghiaccio mentre arranco sul sentiero dell'alta Val Martello. Il Cevedale, e ciò che resta del suo ghiacciaio, resterà nascosto tra le nuvole basse, mentre, con consumato stile di sapiente sbeffeggiatore, il sole illuminerà le coste montuose dell'altro versante. Davide si scusa per il meteo: e chi sei Bernacca? Poi mi osserva sul sentiero faticare come un "vecchio prostatico" e sbotta "Eh si, anche io non sono troppo in forma" che va interpretato come: "sei messo da far schifo!". Davide è un signore e parla per iperboli e asintoti, ma intuisco che l'aplomb, che sta sfoggiando lungo 'sta pista gelata che mi taglia fiato e gambe, è perché c'è Laura. A 2000 metri fa freddo, l'inverno è alle porte, nonostante ciò, nonostante un paesaggio un po' più che autunnale, incontriamo tanti escursionisti. Sono certo che una gita come questa, ma su per la Val Cairasca in Ossola, ci vedrebbe in assoluta solitudine, il che non fa onore ai miei conterranei. Arriviamo allo sbarramento, una sinuosa diga di pietre a secco che, leggiamo, è stata realizzata nell'ottocento a freno delle ondate di acqua e fango primaverili, dono poco apprezzabile che il ghiacciaio del Cevedale elargiva, portando  distruzione e morte nel fondovalle.

E' bella la Val Martello, porta d'accesso (lato trentino) al parco nazionale dello Stelvio. Le rocce sono granitiche, simili alle pietre delle Alpi Occidentali, mi sento a casa. I Larici, e qualche raro pino, aggiungono elementi di comunione con le montagne del Piemonte.  Faccio un paio di foto di prova con i due grandangoli zoom utilizzando il treppiede che Davide, gentilmente, mi ha strappato di mano all'inizio della salita. E' evidente che ha avuto pena di me, mi consola che quel treppiede sia veramente leggero. Non c'è tempo di soffermarsi sul ponte di alluminio e acciaio che attraversa la gola del torrente, occorre scendere veloci che il programma della giornata è denso di appuntamenti. 

Il torrente alimentato dai ghiacci del Cevedale. Ancora qualche giorno e sarà tutto gelato.
Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Il monumentale sbarramento ottocentesco costruito a difesa dei paesi del fondovalle, una diga di rocce necessaria per
bloccare gli tsunami glaciologici che in primavera il Cevedale regalava con regolarità. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED, Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.

Trova le differenze. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED,
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G. Gitzo GT3541LS Arca B1.

La costa nord occidentale della valle. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Un bizzarro ponte in cavi d'acciaio e stecche d'alluminio. Forte! Inadatto a chi patisce il maldimare. Val Martello (BZ) - Ottobre
Nikon D800 ob Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro, Nikon D800E ob. Nikon AF-s 17-35/2.8 ED.
Arriva il gelo, e sarebbe anche ora. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 17-35/2.8 ED.
Stufi della palla al piede, mi lasciano indietro ad arrancare. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro

Bisogna essere a Trafoi alle 18.00 per incontrare la guida che ci condurrà all'ascolto del bramito dei cervi dello Stelvio. Trafoi però è da tutt'altra parte, occorre scendere tutta la val Martello e risalire verso il passo dello Stelvio, insomma è lunga. Con il classico ritardo che mi contraddistingue, ce la facciamo appena in tempo. La guida sta già spiegando ai presenti il chi e il cosa. Fortuna vuole che il primo giro è nella lingua degli Sturmtruppen e a perderla non abbiamo danno; il secondo tempo è nella lingua di Dante, con un forte accento di Teutoburgo. Ora capisco qualcosa anche io. Imparo, ascolto e imparo cose che non sapevo proprio ( vedi in fondo). Dei cervi purtroppo sentiamo solo, lontano lontano, il suono profondo dei maschi in bramito; dal bosco, che si affaccia sul paese, non compare nessun corno del nobile ungulato. Realizzo che a Devero ne abbiamo di più che qui a Trafoi, e stanno più vicini perchè il bramito, nella piana dell'Alpe, lo si sente forte forte.

Son tutti qui per il bramito e magari vedere due corna di cervo. Bramito: sentito; Cervi: niente; Freddo: tantissimo. Trafoi (BZ) - Ottobre
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 17-35/2.8 ED.
Nelle nuvole gelate appare e scompare il piedone del Gran Zebrù. Trafoi (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob. Nikon 17-35/2.8 ED.

Edo e Marta verran su bilingue?? Forse qualcosa di più.
Credo, e spero, proprio di sì. Edo due parole in tedesco me le ha già dette, Marta mi ha fatto solo delle linguacce internazionali. Lana, il Trentino, è un bel posto per crescere. Invidio Edoardo che avrà le montagne dietro casa come quinte della sua infanzia ed adolescenza. Se vorrà potrà godersi avventure che nemmeno a fumarmi tre canne riuscirei ad immaginare e parlerà in tedesco. La lingua tedesca mi è ostile e riflettendo mi sono chiesto che senso abbia avuto studiare l'inglese per tutti questi anni. Da italiano i miei "neighbors" sono francofoni o, per la maggior parte, tedesco parlanti. Sul lavoro ci capita di masticare spagnolo con i sud americani (che della lingua dei gringos proprio non ne vogliono sapere), francese con i nord africani e ancora ci sarebbe utile il tedesco per i clienti svizzeri con cui invece ci si intende, poco e male, con la lingua franca di Shakespeare. Insomma il dogma dell'inglese mi appare come l'ennesima presa per i fondelli, retaggio storico da contro-riforma che poco ha a che vedere con reali necessità di un popolo. Edoardo mi raccomando impara bene il tedesco, e in seconda battuta l'inglese. Per il dialetto Piacentino, che in realtà è la roba più importante, contiamo su Sabrina e Davide.

Che belle le stradine di Lana! Anche senza le linguacce della Marta GNE GNE e GNE. Ed Edo? Sopporta, bravo.
Ma quello lì .... mi starà mica fotografando?????



L'angolino di cultura generale: leggi qui che impari qualcosa.
Nell'ottobre del 2012 ho fotografato questa marmotta su al Buscagna (Devero) a circa 1900 metri di quota. Una marmotta in ottobre può essere segno di un anno dal clima particolarmente mite? No e questa foto, oggi lo so, racconta una storia diversa, molto diversa.

Marmotta autunnale? No forse questa era ancora in tempo.
Buscagna A.Devero - Settembre.
Ninon D3, ob. Nikon AF-S 200-400/4 VR II, Gitzo GT3541LS Arca B1.

Le marmotte entrano in letargo all'inizio dell'autunno, i nuclei familiari si rintanano in camere sotterranee rivestite di ciuffi d'erba e sigillano l'ingresso, in pratica si murano nella tana. Durante il letargo non consumeranno cibo, ma demoliranno le riserve di grasso sottocutaneo accumulate nella stagione estiva. Di marmotte in Ottobre, sui prati alpini, non se ne possono incontrare, sono già tutte sotto terra. E allora che ci fa la marmotta nella mia foto? Quest'animale è stato chiuso fuori, il suo gruppo familiare le ha impedito di accedere alla camera di ibernazione. E' il destino riservato agli individui malati o denutriti, animali che non potrebbero superare l'inverno e che molto probabilmente morirebbero all'interno della tana, con conseguenze disastrose per l'intero gruppo. Le altre marmotte li riconoscono e li escludono, li "chiudono fuori" senza pietà, per la felicità delle aquile e delle volpi. Una storia drammatica che non si intuisce guardando gli occhi neri di questo paffuto roditore. E se non bastasse, a renderla ancora più tremenda, c'è l'amara constatazione che, alla fine dell'estate, le marmotte più deboli sono, tipicamente, le madri dei nuclei familiari. Le femmine mature hanno svezzato la cucciolata consumando il proprio grasso per dar proteina al latte. Arrivano all'autunno sfiancate, denutrite, incapaci di affrontare lo stress dell'ibernazione e per loro è finita: saranno i loro stessi figli ad impedirne l'accesso al rifugio. Una vicenda di ordinaria ferocia del mondo naturale.

La città sul fiume

Credo di non sbagliarmi ad affermare che di tutte le città della Sardegna, Bosa sia la più "anomala". L'anomalia sta nel carattere distintivo di città, fatta di case alte e strette, come se ne vedono in Liguria, e del fiume Temo sulla cui sponda destra si arrocca la città vecchia.

Il biglietto da visita di Bosa per chi arriva da Oristano-Sassari. Bosa (OR) - Giugno.
Nikon D500 ob. Nikon AFs 200-400/4 VR II G Gitzo Gt3541LS Arca B1.

Si, senza dubbio è il fiume a fare la differenza, i bei palazzi che vi si affacciano, il lungofiume da percorrere (a piedi?) e il bellissimo ponte Vecchio in lastre di granito grigio, fanno di Bosa un unicum per tutta l'isola. I tratti d'architettura presi a prestito (imposti, è meglio) dalla regione dei Doria/Malaspina disegnano una città unica, definiscono una Sardegna speciale dentro ad una regione già particolare. Abbiamo percorso più e più volte il lungo fiume, su entrambe le sponde, tra un ristorane e l'altro, un take away e un chiosco mobile, peraltro senza mai restare delusi, respirando l'aria dolce dell'estate che qui a Bosa non è mai torrida, anche in pieno Agosto. Di certo nelle nostre passeggiate, dopo un'immersione mattutina o la sera prima di fare la spesa, come nelle soste nei bei ristoranti del lungofiume, avremmo apprezzato l'assenza delle automobili almeno lungo la passeggiata delle vecchie concerie. Senza le vetture (parcheggiate e in movimento) quel tratto di città diventerebbe un salotto meraviglioso come ora non è: ai tavolini, chi si siede a capotavola lato strada, rischia la sberla da specchietto retrovisore. Che senso ha? Nessuno, sono 200 metri da chiudere al traffico, non mezzo quartiere, uno sforzo minimo che porterebbe vantaggi pazzeschi, di immagine e di vivibilità. Rammento agli amici bosani che spesso le peggiori malefatte si nascondono in dettagli apparentemente minimali.


Ponte Vecchio, torre e castello Malaspina. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Sigma ART 24/1.4.

Il ponte vecchio di sera. Bosa (OR) - Giugno.
Nikon D500 ob. Nikon AFs 105/2.8 Micro VR G.

Il fiume Temo, porto canale - Giugno.
Nikon D800E, ob. Sigma ART 24/1.4.


Il Ponte Vecchio nella calda luce della sera. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Sigma 24/1.4 ART.


Barca turistica crocierina del Temo. Ponte Vecchio, Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.

Attorno al ponte Vecchio. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART.

Selfie sul ponte Vecchio. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AF-s 105 /2.8 Micro G.
Centro città. Bosa (OR) - Giugno.
Nikon D800E ob. Sigma 24/1.4 ART.

Il Lungo Temo (fiume) non è ZTL. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AF-s 105 /2.8 Micro G.

Centro città: da visitare. Bosa (OR) - Giugno.
D800 ob. Nikon AF-s 105 /2.8 Micro G.

Vineria. Bosa (OR) - Giugno.
Nikon D800E ob. Sigma 24/1.4 ART.
Centro città. Bosa (OR) - Giugno.
Nikon D800E ob. Sigma 24/1.4 ART.
Vicoli del Centro città. Bosa (OR) - Giugno.
Nikon D800E ob. Sigma 24/1.4 ART.


La Processione di Santa Maria Stella a Maris.
La mattina della prima domenica di agosto, i bosani trasferiscono la statua della Madonna del Mare dalla chiesa di Bosa Marina alla Cattedrale di Bosa; il pomeriggio dello stesso giorno la Madonna ritorna alla Marina, nella piccola chiesetta che la accoglie stabilmente. Il trasporto avviene via fiume in una densa processione di barche che risalgono, la mattina, e ridiscendono, la sera, il Temo da porto a porto. La festa è molto partecipata e nonostante la massa di persone, e di automobili, si svolge in assoluta serenità. Confesso di essere allergico agli assembramenti, alle feste caciarone, ma qui non ho avuto eruzioni cutanee o altro tipo di manifestazioni epidermiche o gastriche, anzi. Abbiamo atteso il passaggio di ritorno serale della processione sul ponte Nuovo, accanto alle donne che lanciavano petali di fiori sopra le barche in transito, quindi con passo tranquillo abbiamo raggiunto la Marina per uno spuntino al volo (un panino al maialino arrosto: roba da vegani) il tutto nella ressa della moltitudine di partecipanti, ma mai nella calca. una festa serena che si è conclusa con monumentale spettacolo pirotecnico sulla spiaggia di Bosa Marina. Quindi, se vi capita di essere a Bosa la prima di agosto, non perdetevi questa bella occasione. Peraltro, devo dirlo devo dirlo, al chiosco degli spiedi ho avuto un terribile tentennamento: maialino o anguilla arrosto, anguilla o maialino o anguilla E maialino. Ho optato per il solo porceddu, buonissimo, ma mi è rimasta l'acquolina. Vedi? Mi tocca tornare.


La gente si accalca al parapetto del Ponte Nuovo. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 G.


Attendiamo la processione, fine. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Nikon AFs 70-200/2.8 VR II + TC17.
La processione di barche scende il Temo. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Nikon AFs 70-200/2.8 VR II + TC17.


Arrova anche la Banda. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Nikon AFs 70-200/2.8 VR II + TC17.

La barca con la Madonna e le autorità. Lo scatto più ITALIANO che abbia mai realizzato.
Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800 ob. Nikon AFs 70-200/2.8 VR II + TC17.


Lancio dei petali sulle barche. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 G.

Lancio dei petali sulle barche. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 G.

SI attende la processione, fine. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 G.

Passata la processione, fine. Bosa (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 G.

Fuochi, sulla spiaggia , la festa si conclude per davvero. Bosa Marina (OR) - Agosto.
Nikon D800E ob. Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 G, Gitzo GT3541LS, Arca B1.