contro- intestazione

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Riso Amaro

Amaro?!?
Ma va là! L'hai mai provato con le verze, fagioli e cotica di maiale? Si chiama Paniscia.
Premessa. La coltivazione del riso richiede terra piatta, sole, acqua e oggi parecchia tecnologia. Nei secoli la gente della bassa ci ha dato un po' dentro e ha cambiato i connotati della terra in cui vive. Bello o brutto, giusto o sbagliato, così è. Secondo me però è bene esserne coscienti.

Pronto per il raccolto. Mosezzo (NO) - Ottobre.
Nikon FM2n, ob Tamron SP 400/4 LD, Manfrotto 055 head 068, Fuji Sensia 100, finestrino.
Stoppie in fiamme, San Nazzaro Sesia (NO) - Dicembre.
Minolta X700, ob. Tokina 400/5.6, Ilfochrome 100, car top.
Riso di luglio, Mosezzo (NO) - Luglio.
Nikon FM2n, ob. Nikon AF 35/2. Fuji Sensia 100,
Manfrotto 055 testa 068

Di riso ce n'è tanti tipi, molti naturali, altri selezionati dall'uomo. Tutti però, per germogliare, crescere e dare frutto, hanno bisogno di acqua e fango. Così l'uomo ha inventato la Risaia. La Risaia è ben di più che un campo coltivato a riso. La Risaia è una piscina, un lago, una palude controllabile, e infine una aiuola fertile. La Risaia è un contenitore di ricchezza che deve essere nutrito e vezzeggiato perché il frutto che elargisce, la messe, il raccolto, è ancora oggi un prodotto di grande valore. In un paese come il nostro, dove le risorse primarie in ogni settore industriale provengono da oltre confine, rimangono solo i campi, l'agricoltura, a produrre materia prima. E il riso è una di queste; peraltro una delle più importanti. Il Riso rende, e si cerca di farlo fruttare, giustamente, il meglio che si può; e allora l'ingegno umano si è dato da fare indagando, spremendo, migliorando, ogni fase del processo produttivo al fine di massimizzarne l'efficienza. Dal diserbo chimico, alla concimazione, alla gestione della risorsa idrica, ogni aspetto della faccenda è stato analizzato e studiato con micragnosa attenzione. Così è che, da 50 anni a questa parte, la Campagna è stata trasformata da "luogo dove vivere” ad una vera a propria fabbrica, votata alla produzione del chicco bianco.

Spuntano le piantine e si scoprono le indecisioni del trattore. Confienza (PV) - Maggio.
Nikon D3 ob. Nikon AF-S 200-400/4 VR II G, finestrino.
Risaie allagate, strada tra Novara e Vercelli - Aprile.
Nikon F4E, ob Nikon AF 180/2.8 IF-ED, Fuji Sensia 100, mano libera.

Il paesaggio è cambiato di conseguenza, a cominciare dagli alberi. Lungo le strade i filari di pioppo sono spariti un po' ovunque, perché gettano ombra sul riso e quindi quel quarto di pertica di risaia non renderà come dovrebbe. Anche i bei gelsi, la cui coltivazione era legata all'allevamento del baco da seta, non ci sono più. Figurarsi, la seta la importiamo dalla Cina che costa meno, e quelle piante imbrogliano e basta. Caspita che cortocircuito storico! Infine chi ha più bisogno dei boschetti di robinia per la legna del camino? Ci accorgiamo della loro scomparsa solo nella stagione dei chiodini (funghetti locali molto apprezzati). Nella coltivazione del riso un aspetto molto importante è legato alla battaglia contro le piante infestanti. Le erbacce sono in grado, in breve tempo, di colonizzare la risaia e ridurne drasticamente il rendimento produttivo. Di qui i diserbanti. “Che grande invenzione!”, avranno pensato gli agricoltori negli anni 50 e 60. Ti ammazzavano le erbacce con perizia e metodicità, con un risparmio di manovalanza da 200 a 1: non c'è gara. Così, dal dopoguerra, la campagna risicola sì è progressivamente spopolata. La riduzione del numero di addetti è la più appariscente conseguenza della ricerca del massimo rendimento agricolo. E' triste vedere cadere a pezzi le vecchie cascine abbandonate. Almeno in questo disfacimento non c'è da preoccuparsi di scorie inquinanti: quegli edifici erano fatti di mattone cotto, pietra (serizzo), sassi di fiume e legno di quercia. Accidenti, tutti materiali oggi molto costosi (!).

Pioppi lungo una riva. La foto è di pochi anni fa: ora non ci sono più. Monticello (NO) - Giugno.
Nikon D3, ob Nikon AFs17-35/2.8 ED.
La strada per Ponzana, larga il giusto per passare; se incontri un ciclista è un guaio.
Ponzana (NO) - Maggio.
Nikon F4E, ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED, Fuji Sensia 100,
Cascine come fortificazioni in mattone. Vespolate (NO) - Maggio.
Nikon D700 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VRII.
Cascinale in abbandono, lungo la via Valsesia è un susseguirsi di ruderi.
San Nazzaro Sesia (NO) - Febbraio.
Nikon D3, ob Nikon AF-S 70-200/2.8 ED G VR II

Purtroppo il diserbo chimico ha portato a ben più tristi conseguenze; i pesticidi, negli anni, sono percolati nel suolo raggiungendo le falde acquifere, e lo hanno fatto così bene che oggi l'acqua potabile viene stillate da profondità imbarazzanti. Atrazina e Bentazone sono nomi noti, a noi della bassa, dalle cronache di fine anni '80. L'uso dei diserbanti ha portato alla quasi estinzione di molte specie di piccoli animali. Le libellule, che popolavano il cielo della mia infanzia, oggi sono rare; infatti le larve acquatiche degli odonati catturano l'ossigeno con le branchie e sono perciò molto sensibili alla qualità dell'acqua. Per colmo di sfiga, invece, le zanzare sono in grado di sopravvivere e riprodursi anche in acqua fetente, tanto respirano da uno snorkel, un tubo, e se l'acqua è una melassa anossica a loro non fa nè caldo nè freddo. E noi tartassati da nugoli di zanzare non più decimate dal loro principale predatore, la larva di libellula, appunto (un secondo corto circuito). Anche i pesci hanno subito una fortissima riduzione, in numero e varietà. A partire delle piccole Tinche che un tempo erano allevate in risaia (ma di ciò è rimasta memoria solo nel racconto dei vecchi). Francamente anche la Tinca, come specie, tra un po' finirà con lo sparire del tutto! I fiumi stessi, impoveriti d'acqua per captazione agricola, non sono stati più in grado di ospitare pesci pregiati come la trota marmorata, la fario o il temolo. Il Sesia in Luglio è un rigagnolo basso basso ed è più caldo della mia doccia: come pretendere che una trota possa sopravvivere in quella broda color del té? Anche le rane hanno subito il colpo, registrando una forte diminuzione. Questi anfibi, dalla pelle permeabile, per quanto robusti, sono molto sensibili al contesto ambientale. Lo dico con grande rammarico, da buongustaio amante di tutte le specialità culinarie legate a questo simpatico anfibio: le rane, oltre che ridursi in numero, si sono ridotte in dimensione. Addio zuppetta di cosce di rana!!

Una libellula sull'antenna della mia Panda. Pagliate (NO) - Luglio.
Nikon D700, ob Nikon AFs 17-35/2.8 ED./td>
Salvateci voi dalle zanzare o ragnetti del riso!! Mosezzo (NO) - Luglio.
Nikon FM2n, ob Tamron SP 180/2.5 LD-IF Fuji Sensia 100.
Fosso d'irrigazione come lo vede una rana. San Nazzaro Sesia (NO) - Agosto.
Nikon D300, ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 housing MDX-D300 Dome 240
Un fosso di irrigazione all'inizio dell'estate. Vespolate (NO) - Giugno
Nikon D3, ob Nikon AF-S 200-400/4 VRII G

Per la coltivazione del riso l'acqua è un elemento di importanza cruciale. Non stupisce quindi che l'ottimizzazione della risorsa idrica si sia trasformata in una vera battaglia, combattuta (oggi) con le più ricercate soluzioni tecnologiche. Un esempio sono i livellatori Laser che tirano il fondo delle risaie piatto come un biliardo. Le lame del trattore, guidate dal computer, vantano una precisione teuto-nipponica e sono in grado di eliminare quegli inutili avvallamenti e imperfezioni che si "mangiano" acqua a tradimento. Peccato che proprio in queste "imperfezioni" le larve degli insetti, i gamberetti, i pesci e i girini trovano riparo tra una "sciutta" e l'altra. E allora si salva solo chi è nel fosso! Sempre che non sia l'anno del rifacimento delle rive dei canali irrigui, perché allora entra in azione un altro attrezzo che modella a squadra l'argine di terra. Fortunatamente questa è un'attività svolta in inverno quindi a "restarci secchi" sono solo quei ranocchi così fessi da scegliere le rive per ripararsi dalla frusta del gelo. Le belle piante acquatiche, che ancora oggi colorano i pochi corsi d'acqua risorgiva, erano diffuse ovunque nelle rogge all'ombra dei pioppi. Queste “fontane” erano rifugio per una miriade di animali acquatici e non solo. Sugli argini le siepi di more fiorivano insieme a biancospini e altri rovi, dando nutrimento alle api e rifugio agli uccelli, alla lepre a al tasso. Ma ora deve passare lo “spiana fosso”, quindi via gli alberi e via i rovi. Tutti sfrattati. E le piante acquatiche? Nel sole diretto sono soffocate dalle alghe brune che proliferano nell'acqua resa super-nutriente a causa dei fosfati di concimazione percolati dal terreno circostante. Olè!

Un rio sorgivo nell'ombra degli ontani, ma qui è Parco Lame Sesia. Villata (VC) - Giugno.
Nikon D700, ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED, circular pola, Gitzo GT3541LS Arca B1.
Fagianella è meglio che esci da lì, sta arrivando la mietitrebbia.
Mosezzo (NO) - Ottobre.
Nikon FM2n, ob Tamron SP 400/4 LD-IF Fuji Sensia 100.
Un fagiano cera riparo dalla doppietta tre un capo e un condotto d'irrigazione.
S.Bernardino di Briona - Agosto.
Nikon F801, ob Tamron SP 400/4 LD IF, Fuji Sensia 100, fnestrino.
Airone Guardabuoi versus John Deer. San Nazzaro Sesia (NO) - Febbraio.
Nikon F4E, ob. Nikon AIs 600/4 Fuji Provia 400, tripod Gitzo Studex G5 head Arca B1g.

Infine, e questa è storia di oggi, il tipo di riso. Un riso nuovo che non richiede una spanna d'acqua per venire grande, ma si accontenta di fango inzuppato. Il panorama quindi sta ancora cambiando, allontanando sempre di più il paesaggio agricolo dal concetto di canonico di “Campagna”. Questa terra non è più un luogo dove vivere, ma uno spazio di collegamento tra una città e l'altra, uno spazio vuoto che non disturba nessuno a riempirlo di viadotti, varianti stradali, capannoni di cemento o Impianti a Pannelli Solari. Quest'ultima opzione mi crea qualche sconcerto. Trovo assurdo che su una delle terre più fertili al mondo sia più vantaggioso stendere pannelli di silicio per produrre qualche MW utile, forse, a caricare l'Ipad o a fare due lavatrici in più. Ma non c'è qualcosa di più importante in questa vita che i Gadgets dell'UNIEURO? Mi piace ricordare come, ancora nell'alto Medio Evo, questa pianura fosse coperta da una fitta foresta di querce e ontani. Generazioni e generazioni di infaticabili contadini hanno sradicato l'antico bosco di palude ricavando spazio per coltivi e greggi. Poi, più avanti, altre generazioni di uomini e donne si sono spaccate la schiena a levare a forza di braccia le "pere" (grossi sassi di fiume) che rovinavano il vomere dell'aratro, votando infine questa terra alla speciale coltivazione del riso. Ora questa campagna è una grande aiuola umida, che risplende (ancora in molte zone) ad aprile, diventa verdissima tra maggio e luglio, si infiamma color dell'oro in ottobre per ritornare, infine, grigia e tristissima nel freddo dell'inverno.

Risaia poco prima di essere allagata: ma forse è già allagata così, mah! Confienza (PV) - Aprile.
Nikon D3, ob. Nikon AF-S 24-70/2.8 G.
4La A26 tra Casale e Romagnano ed il raccordo A4 di Novara EST.
San Nazzaro Sesia (NO) - Aprile. Agognate (NO) - Ottobre.
Nikon FM2n, ob. Nikon AF 85/1.8 Manfrotto 055 testa 068, Fuji Sensia 100.
Nikon F801, ob Nikon AIs 16/2.8 fisheye Sesia 100, Helicopter!
Da Gennaio a Novembre

Chi corre in auto sulla A26 o sul tratto della A4 tra Carisio e il Ticino, un occhio su questa campagna piatta e tutta uguale, che lo voglia o meno, ce lo butta per forza. Non so se qualcuno, ogni tanto, ha la curiosità di fermarsi a osservare meglio. Non credo, ma se accade, mi piace pensare che non rimanga indifferente al gracidare delle rane o al riflesso del sole sull'acqua. O di più, decida di assaggiare un risotto come iddio comanda e quindi esca dall'autostrada alla ricerca di una trattoria (di quelle giuste). Spero che, ogni tanto, questo accada.

Va beh, a qualcuno dovevo dirlo e a te che hai avuto la pazienza e la curiosità di leggere fin qui, spero d'aver sollecitato qualche elemento di riflessione (che male non fa, mai).

Un monito per le altre cornacchie? Non credo che funzioni.
S.Bernardino di Briona (NO) - Giugno.
Nikon FM2n, ob Nikon AF 35/2 Fuji Sensia 100, hands hold.


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Note Fotografiche.
Ai più attenti non sarà sfuggito che questo post contiene foto recenti e foto un po' vecchiotte, eseguite in pellicola. Tra queste ce n'è una veramente d'epoca. E' uno scatto che risale all'inverno del 1989, un'immagine a cui tengo molto e che voglio raccontare.
Stoppie in fiamme, San Nazzaro Sesia (NO) - Dicembre.
Minolta X700, ob. Tokina 400/5.6, Ilfochrome 100.
Da pochi mesi possedevo una Minolta X700, la mia prima reflex (un usato "sicuro"). In quell'estate trovai, sempre usato e per poche lire, un Tokina 400/5.6 passo a vite. Con pochissima spesa acquistai l'anello adattatore Minolta e voilà, ecco il mio primo teleobiettivo, che pur avendo il controllo diaframmi Stop Down, per me allora era il top della tecnologia che mi potessi permettere. Di vetri ED, LD, insomma a bassa dispersione, in quel tubo di alluminio satinato non ce n'erano. Ovviamente la messa a fuoco era manuale, ma la cosa non mi impicciava (avevo occhi buoni). Grave era, invece, che quel tele non disponesse di attacco treppiedi il che ne limitava molto le possibilità di utilizzo (solo l'anno successivo il mio amico Moreno realizzò al tornio una staffa per sorreggerlo sul cavalletto).
Quella sera di Dicembre, invece di essere a casa a studiare, ero in giro per i campi sulla mia Panda 750. Ricordo che la terra e il cielo erano in fiamme, mi fermai su uno sterrato (nei pressi di Biandrate) per guardare meglio e, magari, provare a immortalare quei colori. Le stoppie bruciavano in lontananza producendo un fumo spesso e acre. Un bel vento da est, gelido e teso, manteneva l'aria limpida. Provai a cercare l'inquadratura giusta con il Minolta MD 70-210/4, ma le fiamme erano troppo lontane quindi nell'mmagine apparivano piccine e insignificanti. Allora tentai con il 400/5.6. Il buio rendeva la messa a fuoco difficile e approssimativa. Trattandosi di un soggetto molto lontano, usai la tacca di infinito sulla scala di messa a fuoco per ottenere la ricercata nitidezza. Il problema era tenere la fotocamera ferma per quei 2-4 secondi di esposizione (e no,il tempo di otturazione proprio non me lo ricordo). Non potendo usare il treppiede (e poi quello che avevo era indegno), pensai bene di appoggiare fotocamera e tele sul tetto della Panda, tenendo il tutto fermo con la borsa foto. Tra scatto a filo, autoscatto e apnea, feci 4 o 5 foto (o forse meno) su pellicola Ilfochrome 100 (quattromila lire per 36 pose). Ottenni questo scatto che ancora oggi, nonostante la povertà tecnica complessiva, rimane la mia miglior foto all'incendio delle stoppie del riso. Sono i due fuochi paralleli e il fumo illuminato dalle fiamme a dare sostanza a questa immagine poverissima di elementi. La linea delle Alpi, nel cielo rosso invernale, chiude le quinte, una sintesi un po' brutale della terra dove vivo. Non mi è più capitato di vedere nulla del genere. 

Oggi potrei fare meglio? Non lo so mica. Di certo gli attrezzi di cui adesso dispongo sono infinitamente migliori, ma per una foto che funziona serve ben di più del solo strumento che la registra, occorre l'occasione e il colpo d'occhio, e servono entrambi, insieme nello stesso momento! Secondo me questo è il bello del gioco del fare fotografie, si può passare mille volte per la stessa strada in mille momenti diversi della giornata, ma quell'istante, quel giorno particolare, può essere diverso e può regalare, in una frazione di secondo, un'immagine speciale. E domani di nuovo si ripete d'accapo in un moto perpetuo che non ha fine.

Se sabato non piove vado a fare un giro con le fotocamere.
Ciao.


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Mensaje para los ladrones de Playa de la Ventana, Tamarindo.

Estimado señores, además de los valores que me han quitado, que no pretendo nada, entre mis papeles había un objeto de ningún valor para usted. Era la tarjeta de la obra de mi padre, el que ya no está con nosotros desde hace varios años. En la tarjeta està escrito: Luigi Brustia (que era el nombre de mi padre) Comune di Novara (donde trabajó durante cuarenta años). No cuesta nada enviarlo de forma anonima en el centro Parque de Las Baulas en Playa Grande. Sólo le pido un gesto de misericordia. Os saludo a vosotros, sin algun resentimientos.



Coccodrilli e mangrovie

Abbiamo deciso di spendere l'ultimo giorno in Costa Rica lontano dalla capitale. In effetti abbiamo dovuto fare rientro in San Josè per recuperare i nuovi passaporti all'Ambasciata italiana. Con il volo di lì a 2 giorni, rimaneva solo una giornata da spendere bene. Mano alla cartina, consultata la guida di National Geographic (anche sta volta la Lonely Planet andava bene solo per fermare un tavolo traballante) abbiamo trovato la destinazione giusta: Tarcoles.

Ponte della Caretera 34 sul Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.

Tarcoles è un fiume placido, amazzonico, che, dalle alture di San Josè, scivola verso il Pacifico. Nel suo cammino, non molto lungo, si ingrossa in modo paradossale. Grazie alle piogge tropicali il fiume alla foce è largo quasi un chilometro. Le sue acque, terribilmente limacciose, si presentano del color caffè e latte, con più caffè che latte. La guida di NG dice che nel placido fiume nuota una ricca popolazione di coccodrilli americani. Abbiamo collegato subito questa nozione con il capannello di persone affacciate al ponte della Caretera 34 sul rio Tarcoles.

I coccodrilli del Tarcoles, Ponte della Caretera 34 sul Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.

Ed eccoli lì, numerosi, vivaci e, soprattutto, enormi; il più piccolo è quasi tre metri. Se ne stanno lì sotto al ponte in attesa di qualche regalo dai turisti. Molto graditi i panini, meno la frutta. Quindi l'anguria che il burlone lancia dal ponte ha il solo effetto di farli accorrere per nulla. Si rimane un po' inebetiti ad osservare questo assembramento di rettili acquatici. C'è da dire che il caldo soffocante e l'umidità terribile aiutano molto. Di fiumi larghi e tranquilli ne abbiamo visti tanti, ma uno pieno di belve come questo no, mai. 

I coccodrilli del Tarcoles, Ponte della Caretera 34 sul Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.
Coccodrilli del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G, hands hold.
Il placido Tarcoles, Ponte della Caretera 34 sul Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.

Comunque la guida Lonely Planet del Costa Rica l'abbiamo consultata. E quello che ci abbiamo trovato scritto non ci ha entusiasmato molto. La regione di Tarcoles, secondo la guida, non è particolarmente sicura per i turisti. Dopo quanto ci era già capitato l'argomento ci vedeva molto sensibili. Per questa ragione non abbiamo affrontato l'interessantissimo sentiero che risale il fiume e si addentra nella foresta pluviale nell'interno del parco nazionale Carara. No, abbiamo preferito trascorrere le ultime ore costaricane in assoluta sicurezza e tranquillità, quindi siamo balzati su uno dei barconi per turisti che navigano su e giù per il Rio Tarcoles. Tra le varie possibili proposte abbiamo optato per un birdwatching tour (l'alternativa erano i tour coccodrilli, con scenetta in puro stile Crocodile Dundee ...). Venti dollari a testa spesi veramente bene, perchè la foresta di mangrovie che si affaccia sull'ultimo tratto del Rio Tarcoles prima dello sbocco costiero, è un vero serraglio di uccelli e rettili. Incredibile, non sapevamo più da che parte girarci.

In barca sul Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.
Un Tiranno passerebbe inosservato se non urlasse come un matto. Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto
Ninon D300, ob Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold
Cormorano [Phalacrocorax brasilianus] foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G+TC17, hands hold.
Nitticora dal becco a cucchiaio [Cochlearius cochlearius] foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, hands hold.
Airone Tigre [Tigrisoma mexinanum] foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II + TC17, hands hold.
Martin pescatore amazzonico [Chloroceryle amazona] foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, hands hold.
Poiana delle mangrovie [Buteogallus suptilis] foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, hands hold.
Airone Guadabuoi [Bubulcus ibis] foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, hands hold.
Balestrucci foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, hands hold.

Non solo Aves, dicevo, ma anche rettili. E qui le lucertole sono veramente massicce. Le iguana nera e verde vivono abbarbicate sulle fronde degli alberi che si affacciano sul corso del fiume. Non sono particolarmente spaventate dalle barche e se ne restano immobili, ma attente e vigili, a farsi osservare. Purtroppo per le iguane, questi rettili hanno una carne molto gustosa. I costaricani non  se ne fanno un problema a farne incetta. Questo spiega la circospezione dei lucertoloni. Non va dimenticato comunque l'altro rettile di Tarcoles. Se osservare un coccodrillo dal ponte della statale è già emozionante, spiarlo dal bordo barca, poco sopra il pelo dell'acqua, effettivamente fa un po' strano. Comunque ho chiesto alla guida: nessun turista, al momento, è mai entrato nella dieta dei coccodrilli.

Iguana Nero e Verde foce del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, hands hold.
Coccodrilli del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma e 8-16/4.5-5.6 HSM e Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, hands hold.
Sconsigliabile fare una bella nuotata nelle acque calde del Rio Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.

Il fiume Tarcoles si porta appresso moltissimo limo dalle colline dell'entroterra. Per questa ragione il mare e la spiaggia dove il rio sfocia, rendono questo tratto di costa pacifica piuttosto marroni. Con il fango scendono anche i coccodrilli che, alle volte, si trovano a crogiolarsi sulla spiaggia in stile tipicamente "australiano" da coccodrillo marino. Ma è noto che il coccodrillo americano non ha gusti troppo difficili e se anche l'acqua è un po' salata va bene lo stesso, basta che ci sia pesce!

Non ho resistito e due passi sulla spiaggia li ho fatti. Nonostante il caldo sfiancante e l'umidità da soffocare, ho percorso qualche centinaio di metri dal fronte mare dell'Hotel Carara, in direzione sud, fino ad incontrare un piccolo torrente che taglia la spiaggia per raggiungere il mare. Prima pellicani, poi le cicogne, quindi decine di avvoltoi neri. Tutti assembrati dove il torrente incontra la spiaggia. 

La spiaggia fangosa del Pacifico a Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.
Il mare di Tarcoles deve essere molto pescoso, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G, Gitzo GT3541LS Arca B1.
Pellicani bruni [Pelecanus occidentalis] alla foce di un torrente. Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo GT3541LS Arca B1.
Martin pescatore verde [Chloroceryle americana] alla foce di un torrente. Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo GT3541LS Arca B1.
Cicogne del sud America [Mycteria americana] alla foce di un torrente. Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo GT3541LS Arca B1.
Cicogne del sud America [Mycteria americana] e avvoltoi neri [Coragyps atratus] alla foce di un torrente. Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo GT3541LS Arca B1.
Questa cornacchietta dalla lunga coda [Quiscalus mexicanus] non è affatto intimidita dagli avvoltoi neri [Coragyps atratus].
Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo GT3541LS Arca B1.
Le formiche tagliafoglie. Lungomare di Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G, Gitzo GT3541LS Arca B1.

Tarcoles è famosa per una ragione ben precisa, oltre ai coccodrilli. Qui su questo fiume, tra le fronde degli alberi massicci che costellano le rive del corso d'acqua, vive una popolazione fatta da più di un centinaio di coppie di Ara macao e proprio la presenza di questi pappagalli ha indotto le autorità a istituire il parco nazionale Carara. L'Ara è il pappagallo più famoso al mondo; assolutamente inconfondibile nella sua livrea rosso fuoco, li abbiamo visti volare in piccoli stormi sopra il fiume già alla sera del nostro arrivo, ma per vederli bene da vicino chissà come diavolo fare. Dopo la gita in barca e i due passi sulla spiaggia ho esplorato l'interno del giardino dell'all'Hotel Carara. Tra iguana e "scriccioli" grossi come un merlo, mi rodeva il fatto di non aver ancora inquadrato nel mirino un Ara. E allora ho chiesto alla reception dell'Hotel se potevano indicarmi un luogo preciso dove ammirare le Ara o, come le chiamano qui, le Lapas roha: <Las lapas?? Aqui en l'Hotel!>.

Una giovane Iguana nera nel giardino dell'Hotel Carara. Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo Gt3541LS Arca B1.
Scricciolo gigante [Champylorhynchus rufinucha] Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo Gt3541LS Arca B1.
La foresta pluviale appena aldilà della strada a Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo Gt3541LS Arca B1.

E' vero! qui a Tarcoles il posto migliore per osservare le Ara è intorno all'Hotel Carara. Ed ecco il richiamo roco e forte, inconfondibile, il chiacchiericcio di due Ara, lì poco distante, appena fuori dell'albergo. Sono tornato di corsa in camera per recuperare treppiede binocolo e teleobiettivo e, finalmente, eccoli lì proprio davanti all'albergo, lungo la strada del paese. Ho montato teleobiettivo e treppiedi a bordo strada e ho creato un piccolo ingorgo. Prima una jeep con quattro turisti, poi un pulmino e in poco tempo il bordo strada era affollato di persone con il naso per aria e binocolo davanti agli occhi, tutti intenti ad osservare la coppia di Are che si scambiava lo coccole serali, incuranti dei guardoni sottostanti.

Ara macao! o Lapas roha coma la chiamano qui [Ara ambiguus]. Hotel Carara Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo Gt3541LS Arca B1.

Dopo tutto anche se molto tolleranti, le Are si sono stufate e sono volate via nella direzione della costa, passando proprio sopra l'Hotel Carara. Pensavo d'aver finito, che la mia occasione di fotografare le Ara selvatiche fosse stata spesa, ma rientrando in albergo ho sentito ancora i richiami, i croc croc, ora molto vicini. Ed eccole ancora lì, ora più vicine di prima, sulle fronde prospicenti alle terrazze dell'hotel. 

Ara macao [Ara ambiguus] vista da un balcone dell'Hotel Carara. Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D3 ob. Nikon AF-s 200-400/4 VR II G + TC17, Gitzo Gt3541LS Arca B1.

A questo punto ero convinto di poter riempire completamente l'inquadratura con un esemplare molto interessato a non so quali bacche sulle fronde di un albero proprio vicino ad una balconata. Purtroppo ad ogni centimetro di avvicinamento del pappagallo, curiosamente, aumentava il chiasso del compressore di un condizionatore d'aria posto ad un paio di metri da me. Il chiasso cresceva a dismisura, mentre il pappagallo si avvicinava sempre di più. Ad un tratto, con un secco scoppio e una fumata bianca, il compressore ha ceduto. Il botto è stato eccessivo anche per l'ara che è volato via. Ora, lo so che non mi devo lamentare, ma cribbio: da quanti anni era in funzione sto maledetto compressore? E proprio quella sera doveva cedere e saltare per aria????


Hotel Carara Tarcoles, Costa Rica - Agosto.
Nikon D300 ob. Sigma 8-16/4.5-5.6 HSM, hands hold.

Note fotografiche
Ho provato, sul barcone, a montare il treppiede per sorreggere il Nikon 200-400/4 + TC17, ma onestamente, nonostante l'assenza di onde e la stabilità del mezzo, non era possibile. Non avrei potuto inquadrare rapidamente gli animali sfuggenti intravisti, spesso per pochi secondi, tra i rami delle mangrovie. Allora ho imbracciato il tele, acceso il VR, e riposto la mia fiducia in Nikon e nelle sue soluzioni elettro-ottico-meccaniche. Fiducia ben spesa, devo dire, infatti ho avuto pochissimi scarti e la cosa mi ha stupito non poco. Anche in condizioni di illuminazione difficili, come per le iguane e la Poiana delle mangrovie, la foto c'è ed è qui su questo blog. Al tempo della pellicola giuro non che non ci avrei nemmeno provato. 

Nikon D3 e Nikon AF-s 200-400/4 VR II G - mano libera

Infatti con una serie di dati di esposizione come questi, iso 500 f/6.5 t=1/125 per una LF di 650 mm della foto della poiana, a MANO LIBERA è mosso assicurato! Invece il VR e l'autofocus preciso hanno fatto il miracolo. Nikon però deve ancora fare dei passi avanti perché la mia schiena non è stata troppo felice di tutto questo spigliato brandeggio. Sono sempre 4kg di apparecchiatura sbilanciata in avanti, ahi che male. Molto più comodo starsene in veranda con la fotocamera e tele montati sul treppiedi e aspettare che qualche iguana, o scricciolo o colibrì salti fuori dai banani. Questo lusso però lo si può godere solo in paesi come il Costa Rica dove la natura è opulenta e debordante.

Sotto la veranda dell'Hotel Carara tra banani giacinti d'acqua. Tarcoles, Costa Rica - Agosto


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Qui a Tarcoles si è concluso il nostro viaggio, non fortunatissimo, in questo paese magnifico. Non so quando e come potremo permetterci di tornare a visitare un paese tropicale come il Costa Rica, di certo prima o poi succederà  perché il tropico ci ha ammaliato, stregato, conquistato. Nonostante lo sforzo necessario a sopportare un caldo asfissiante, in grado di fare perdere ben più di 3 litri al giorno, la vegetazione e la fauna della fascia tropicale del nostro pianeta è qualcosa di assolutamente straordinario per noi uomini temperati. Quindi ... torneremo!!! (prima o poi)


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Mensaje para los ladrones de Playa de la Ventana , Tamarindo.

Estimado señores, además de los valores que me han quitado, que no pretendo nada, entre mis papeles había un objeto de ningún valor para usted. Era la tarjeta de la obra de mi padre, el que ya no está con nosotros desde hace varios años. En la tarjeta està escrito: Luigi Brustia (que era el nombre de mi padre) Comune di Novara (donde trabajó durante cuarenta años). No cuesta nada enviarlo de forma anonima en el centro Parque de Las Baulas en Playa Grande. Sólo le pido un gesto de misericordia. Os saludo a vosotros, sin algun resentimientos.