contro- intestazione

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Wildlife Photographer of the Year 2014, Forte di Bard Val D'Aosta

Come dissuadere alla visita di una mostra.
Sul Wildlife Photographer of the Year 2014 ad essere onesto ho poco da dire, invece ho da raccontare due faccende sulla location che quest'anno il Forte di Bard, in Val d'Aosta, gli ha riservato.

50° edizione del WPOY, non si puo' perdere l'appuntamento!

Sono stati annunciati il mese scorso i vincitori dell'edizione 2015, quindi prima di mandare in pensione ricordi e memorabilia della passata stagione 2014, mi sembra opportuno indicare ai lettori di questo blog che per il prossimo anno vale la pena pensarci su due volte prima di arrampicarsi per le belle stradette del forte di Bard, magari dopo aver faticato parecchio per trovar parcheggio tra la Statale e la Dora. E sì perchè il Forte ha giocato un brutto scherzo alla passata edizione del WPOY. Abituato a gustarmi le appassionanti fotografie di questo concorso passeggiando nelle piccole stanze di una delle ali laterali della parte alta del Forte, quest'anno, sorprendentemente, scopriamo che la mostra non sta più lì ma è "due piani sotto". All'ingresso canonico c'è sì una mostra, ma di  altro genere. Sempre di fotografia si tratta, e che fotografia: Josef Koudelka!! Chi scrive questi appunti colloca senza dubbio il nome Koudelka nell'olimpo dei grandi "racounteur", un fotografo che con i suoi bianconero veraci ha descritto l'Europa dell'Est prima della caduta del blocco sovietico. Capirete la mia felice sorpresa: ok, il WPOY non è qui, lo cercheremo dopo, ma a desso - dico a mia moglie Laura e all'amico Davide - "dobbiamo" vedere le foto di Koudelka.

Josef arrivo subito, giusto il tempo di pagar il biglietto trovar l'ingresso.

Di che ci racconta Koudelka qui a Bard? Non lo so, non mi importa, quel nome è una garanzia. Al Forte il fotografo Magnum ha portato immagini enormi, panoramiche prodotte con la piccola Hasselblad a telemetro dal formato stretto e lungo, che Koudelka ha scattato negli ultimi due decenni vagabondando il periplo del mediterraneo alla ricerca delle antiche vestigia, antichissime tracce, delle decine di civiltà che si sono succedute lungo le coste del mare chiuso. Tema e premesse eccezionali, ma il mio voto allo svolgimento è un cinque e mezzo (e sono di manica larga). Sì le foto sono enormi, sono stampate magistralmente, ma poche sono di impatto vero. Allora cerco un percorso logico, didascalico. Non c'è, mi spiega la gentilissima hostess della mostra, non c'è in questa raccolta una qualsiasi struttura di racconto se non lo sguardo rapito dell'autore davanti a tanta bellezza (la faccio facile). Va bene, prendo atto, ma non percepisco lo stesso rapimento. Ci sono sì alcuni scatti suggestivi, ma non riescono a far decollare la mia di suggestione. La didascalia non mi aiuta - non c'è!- e sapere che quello scatto è del venerato Koudelka nemmeno. Sono davanti all'ennesima applicazione del principio "Re Mida" cioè che tutto quel che tocca diventa oro. Ecco, qui mi sa che si tratta di pirite, luccica un po' ma non ci si riempie la Zecca di Stato. Peccato. Il mio amico Davide non conosceva il nome di Koudelka e questa mostra non lo ha invogliato ad approfondire: doppio peccato (!). Peraltro, secondo direttiva dell'autore, era vietato scattare foto nelle sale della mostra. Purtroppo avevo la macchinetta alla spalla e devo aver inavvertitamente premuto, con il gomito, il pulsante di scatto quindi mi son trovato due foto sulla scheda; mi sembra giusto mostrarle anche perché l'esposizione è stata realizzata con grande cura e maestria.

Scatti accidentali: va che fortuna! Quasi quasi non inquadro nemmeno più!

Un po' brutali le mie considerazioni sulla mostra Magnum-Koudelka? Sì e non mi rimangio nulla perché da quel grandissimo autore che è Koudelka la mia aspettativa non poteva essere che enorme. Ma l'uomo è uomo e il divino pare non sia (sempre) su questa terra, quindi ci sta pure il passo falso. Uscendo, su un tavolino nell'ultima sala dell'esposizione, in un raccoglitore ad anelli, mi imbatto nelle immagini di Koudelka del 1968 a Praga: " Davide vieni subito qui: questo è il Koudelka di cui ti parlavo ... ". Cribbio.

Pubblico Pagante, come è giusto.

Finita la parentesi Magnum Photo (il Forte ha stipulato una specie di accordo con l'agenzia Magnum per ospitare le sue mostre, ma è Magnum a decidere cosa mostrare e cosa no) partiamo alla ricerca del WPOY 2014. E lo troviamo, giù da basso, nell'edificio delle scuderie. Sulle prime mi pare una bella idea, mi sembra ci sia più spazio, la gente si muove meglio. Vuoi vedere che quest'anno i Portfolio saranno stampati più grandi del 20x30 indegno a cui siamo stati abituati fin ora? No, son stampati uguale: piccoli; e mi è difficile trovarli, o meglio, non sono all'inizio del percorso di visita anche perché un percorso non c'è. In verità ci sarebbe anche ma te lo devono indicare perché l'ingresso è nel mezzo dell'edificio scuderie e quindi vien naturale andare a destra come a sinistra. Girando per le salette, mi accorgo che guadagno di spazio rispetto alla vecchia collocazione non ce n'è.

Un corridoio: visto da destra e da sinistra.
 La sagoma del corpo di una volpe nel ghiaccio dell'irlandese Gavin Leane.
Ma sì le foto si vedono bene ....
Non c'è niente da fare: sono immagini stratosferiche come sempre. Rimango "instupidito" davanti al piccolo capolavoro minimalista di Badyaev
Due Rane, la luce giusta e un colpo di flash. La fotocamera:Nikon D2x = 300 euro sul mercato dell'usato.
Meditate gente, meditate. E un Bravo al giovane svedese Anton Lilja.

Esploriamo le stanze contigue imponendoci l'ordine consigliato dai custodi: da destra a sinistra. Inizialmente mi pare meglio degli scorsi anni, le foto si vedono bene, molto illuminate anche troppo. Quindi mi giro a guardare le stampe sulla parete di fronte, quella con i lucernari. Accidenti non vedo nulla! La luce delle finestre in alto entra forte e impedisce l'osservazione delle immagini appese alla parete sottostante. Son proprio messo male, penso tra me, questi occhi son sempre peggio, non ci vedo proprio un "tubo". Poi noto che chi mi sta accanto ha i miei stessi fastidi, così come quelli dietro, mi rincuoro. La mia vista non sarà più quella di un'aquila (mai stata), ma qui c'è del dolo, qui chi ha allestito non si è curato minimamente di come l'osservatore possa "guardare" una foto contro luce. Pazzesco. Attorno a me si lamentano tutti. Con il passare dei minuti la faccenda peggiora. Il sole ha cambiato posizione e la luce dalle finestre è ancora più forte. Per farla breve, quest'anno del WPOY ne ho visto metà: quello esposto sulle pareti in favor di luce. Per l'altra metà mi tocca sfogliare il libro Portfolio n°24 dove posso leggere anche le didascalie in santapace. 

Sunny day

In più potevano tirarci dei pizzicotti.

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Portfolio 24 e i 4 portfolio precedenti = son 5 anni che vengo a Bard a vedere il WPOY

L'edizione 2014 WPOY: parliamone.
Di concorsi fotografici ce ne sono milioni, ma non c'è pericolo di confondersi: il WPOY continua a svettare nella sua assoluta unicità. A dirigere la giuria dell'edizione del cinquantenario è Jim Brandenburg e chi meglio di lui poteva accollarsi il compito di evadere la pratica del "mezzo secolo" del concorso più famoso del mondo! Nella prefazione alle 100 fotografie del Portfolio 24, Jim riassume l'evoluzione di 50 anni di fotografia, l'impatto delle nuove tecnologie, la crisi della professione e spende parole essenziali sulla fotografia della natura. Su questo punto vorrei soffermarmi un momento. Brandenburg nella sua esperienza conclude che l'atto di fotografare la natura ha qualcosa in comune con la preghiera e che ogni foto, ogni scatto, sia equivalente ad una delle bandierine di preghiera che i tibetani appendono nel vento. C'è del vero. La ricerca dell'armonia, della forma, della disposizione, della luce, per il fotografo è un percorso che richiede più spirito che tecnica, più concentrazione di sentimenti che attenzione al dato numerico. Osservare la natura richiede attenzione con tutti i sensi a disposizione. Fotografarla significa fare un passo in più, significa per forza di cose compenetrarsi con essa non solo fisicamente, ma anche con il proprio "sentire". Solo così nascono immagini impetuose come quelle premiate al WPOY. Nel 2014 la giuria ne ha selezionate 100 su un totale di 41000: un lavoraccio! Chi ha vinto? I migliori come al solito. Una nutrita truppa di NGM contributor, tra tutti Nik Nichols che scippa il prestigioso titolo di fotografo dell'anno con un'immagine in BW (infrarosso per la precisione) di un gruppo di leonesse che riposano sulla vetta tondeggiante di un Copy, nella luce di taglio serale di un cielo africano. Nik merita ogni rispetto e quel servizio lo avevo gustato sulle pagine del Magazine alcuni mesi fa, ma se fossi stato membro della giuria avrei fatto il diavolo a quattro per assegnare quel premio a Tim Laman che con i suoi uccelli del paradiso, che sembrano uscire dalle strisce a fumetti di Tarzan anni '50, si aggiudica "solo" il premio di Portfolio dell'anno. Ma tutta la raccolta, anche quest'anno, è ricca di suggestioni in cui perdersi. Grande rilevanza è stata offerta alle "occasioni crepuscolari". Su tutti l'impareggiabile Bence Matè che ha rivelato l'attività notturna degli aironi europei ricorrendo a lunghe esposizioni e ad un numero imbarazzante di flash disseminati nello stagno. A inchiodarmi però è stato un altro ragazzo dell'est, Alexander Badyaev con il topolino notturno, ritratto in compagnia di una zanzara mentre se ne sta sul vertice della cupola di una grossa vescia (fungo ovoidale) con una luna rossa che si intravede, dietro, oltre i fili bassi dell'erba. Uno scatto in cui si condensa maestria tecnica e conoscenza del mondo animale, un'immagine della porta accanto, di animali del nostro quotidiano, una visione infine che richiama le parole di Brandenburg di incipit, perché per vedere e raccontare un piccolo mondo così delicato e minuto serve sì conoscenza, ma anche un pizzico di "poesia" e cioè di spirito e di anima; senza questi fattori, immagini come quella, non si fanno.

Il WPOY 2014 è attualmente in mostra (8 ottobre 23 dicembre) a Milano presso la Fondazione Luciana Matalon, Foro Buonaparte 67. Non badate se è indicato come WPOY 2015, no sono foto del 2014 cioè quello di cui ho parlato ora; le immagini del 2015 sono state selezionate la scorsa estate e saranno in mostra a Bard credo, e spero, dalla fine di Novembre fino a Maggio 2016. E io ci sarò, ovviamente, sperando in collocazione migliore di quella della scorsa edizione.