contro- intestazione

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Cronache di una mostra

Fin da ragazzo, da "bocia" come si dice qui, ho sempre pensato che prima o poi una mostra con le mie foto del Parco Lame Sesia l'avrei messa in piedi. Poi passano gli anni, non si è più "bocia", e le incombenze si accavallano, i desideri vengono posticipati ad un domani indefinito, un domani che non è mai il giorno appresso, ma un giorno imprecisato in un futuro più o meno vicino, che sempre futuro è, in costante movimento in avanti, irraggiungibile.

Son quasi contento che è belle che finita: ora potrò andare dal barbiere.

La verità? Ci vuole l'occasione giusta e la volontà per realizzarla. L'occasione me l'ha data l'amica Flavia che, viste le mie foto sul web, le ha proposte al Comune di San Nazzaro. La volontà invece è tutta roba mia. Sì perché in queste faccende occorre crederci, passare sopra a tutto come un carro armato, non badare a fatica, spese, dubbi e incertezze avendo ben in testa l'obiettivo finale, di concretizzare e la spinta deve essere forte perché la strada è tutta e solo in salita.

Il libretto e "il muro del pianto", sì in quel muro ci sono più sassi che su una riva del Sesia.

Le Motivazioni.
Una sola, in brutale sintesi: la voglia di condividere quello che ho visto, testimoniare, nei limiti delle mie possibilità, la bellezza di un luogo unico che può essere paradigma per migliaia di luoghi unici del nostro "backyard". Per realizzare la condivisione, che per una mostra è un'azione fisica di moto a luogo, il luogo, appunto, non poteva che essere il paese di San Nazzaro, porta d'accesso al fazzoletto di Parco delle Lame che da tanti tanti anni mi accoglie come ospite. Esporre in un paesino fuori mano e non in una più "performante" (in termini di affluenza) sala cittadina, è stata una scelta di contenuto (il parco è a San Nazzaro ed a San Nazzaro desideravo che venissero associate le mie immagini) e di opportunità. San Nazzaro si è reso disponibile, fornendo ciò che aveva. In città avrei dovuto cercare, chiedere, spiegare, convincere, implorare: no grazie, non li vesto più i panni del pellegrino ospite per grazia ricevuta dal cielo, non ho da chiedere elemosina ed, in effetti, qui sono io che elargisco qualcosa e non il contrario, che sarà pur poco, ma è infinitamente di più del nulla siderale che il meccanismo del dare - avere strettamente materiale ci sta proponendo.

Panoramic view.

Gli Ostacoli e le Risorse.
I primi si superano utilizzando le seconde e di ostacoli per realizzare un'iniziativa del genere ce ne sono tanti. In prima battuta occorre qualcosa da mostrare, il che si può tradurre in "qualcosa da dire". Quel qualcosa io l'avevo giù "nel gozzo" da molti - troppi - anni quindi questa incombenza non l'ho sentita. Certamente non nascondo che nella scelta delle foto, nell'organizzarle per cercare di costruire un percorso di lettura con qualche punto caldo di impatto, i limiti del mio lavoro sono venuti tutti a galla. Avrei voluto disporre anche di altre immagini, cose che ho visto, ma che non sono riuscito a documentare, ciò nonostante il mio archivio sul Parco è abbondante quindi la problematica si è ridotta essenzialmente a cosa escludere. Il passo successivo è trovare il luogo adatto ad accogliere una esposizione. Come accennato l'amica Flavia Silva ha proposto a Febbraio 2015 i miei lavori al comune di San Nazzaro. L'assessore Claudia Nodaro ha individuato nelle sale dell'ex asilo, non più in uso da anni, il luogo adatto, perfetto: due stanzoni 5x4 metri, da svuotare (ad Aprile 2015 erano un magazzino) e da ri-tinteggiare. Certo, le luci al neon di due plafoniere industriali non erano decisamente la fonte di illuminazione adatta allo scopo, e una soluzione andava trovata. Il nodo bloccante che occorre sciogliere per appendere delle foto ad un muro è legato alla stampa delle immagini: come portare le visioni digitali (e a pellicola) sulla carta conservando le qualità dello scatto iniziale? Qui l'aiuto fondamentale è arrivato dall'amico Michele titolare della società Slowprint di Conegliano Veneto. Senza di lui, senza la sua esperienza e preparazione, non sarei andato da nessuna parte. Quando a Maggio ho ricevuto le prime quattro stampe 60x90, mi sono commosso. Finalmente dopo oltre 25 anni vedevo una stampa da diapositiva rispettosa dell'originale. E se dalle diapositive il risultato è stato oltre ogni aspettativa (ho abbandonato le pellicola solo nel 2008), le immagini native digitali si sono rivelate assolutamente spettacolari. Dettagli, sfumature di colore, toni e quant'altro sono riportati sulla carta in modo fedele e magnifico. Non è affatto ovvio. La risorsa "Michele" è stata perciò il vero volano di tutto quanto.

Sopralluogo nelle stanze in predicato.
Preparazione delle stampe, un discreto mazzo.
Montaggio delle luci e delle foto alle pareti; la facevo più facile.
Ultimi ritocchi: posizionamento cartelli esplicativi.

A spron battuto.
Forte della qualità ottenuta da quelle prime prove di stampa mi sono lanciato a capofitto ad organizzare il resto, cioè cornici e illuminazione. Arredare le pareti di due stanzoni ed illuminarle come si conviene, se ci si affida agli "esperti", costa una fucilata, una spesa che non potevo accollarmi. I grandi magazzini del fai da te offrono tante soluzioni per le cornici come per le luci. Ecco allora Valerio corniciaio e Valerio elettricista scendere in campo. Per fare un passpartout con taglio a 45° ci vogliano strumenti e materiali adeguati, non ci sono dubbi, ma si può ottenere un effetto dignitoso anche utilizzando del cartone meno spesso (2 mm), squadra, taglierino e pazienza. Le cornici in pino grezzo di Leroy Merlin e i faretti led di Ikea da tre lampade hanno chiuso il cerchio. Alla fine di Agosto tutto era pronto, quasi pronto: le sale non erano ancora tinteggiare. In extremis il comune ha fatto intervenire i professionisti della pittura e a noi sono rimasti i due fine settimana centrali di Settembre per completare (allestire) la mostra: sono stati giorni di intenso lavoro manuale. Con l'aiuto di Flavia, di suo marito Lionello e infine di mia moglie Laura abbiamo appeso foto e pannelli esplicativi, che potrà sembrare faccenda banale, ma piantare un centinaio di chiodi in un muro tutto storto corredato di sassi di fiume (!) è una maratona di forza e di pazienza. Nevralgico l'intervento di Massimo Negri, elettricista di professione, che ha consentito di contrarre i tempi per il montaggio luci, senza il suo aiuto avremmo sforato quasi certamente. Domenica mattina 27 Settembre, data dell'inaugurazione, appendevo l'ultima stampa mancante e aprivamo l'esposizione.

Il giorno dell'inaugurazione c'è stato un bel viavai. Le foto le ha fatte Sergio con la mia D800. Pensa te, per rimetter una reflex
in mano a Sergio ho dovuto fare tutto sto casino!??!

"Ho visto gente, ho fatto cose"
Ora, mentre scrivo queste note, ho ancora davanti a me l'ultimo fine settimana. E' dalla fine di Settembre che trascorro qui nelle salette dell'ex asilo di San Nazzaro tutti i week end, dalle 10 alle 17. E' perciò tempo di bilancio. "Ho visto gente e fatto cose" il che sarebbe già abbastanza, di gente ne è venuta, non mi posso lamentare, ma di fatto mi sarei aspettato un po' più di partecipazione dal Paese. Alla fin fine è casa loro, è il loro outback immediato. Quei pochi "indigeni" che sono entrati hanno dovuto ricredersi; lo so dalle loro osservazioni che sono sempre andate ben oltre la cortesia. In genere le frasi sono state del tipo: "In tanti anni non ho mai avuto occasione...", "Ma dov'è questo posto? Veramente è nel Parco??". Qualcun altro, pochissimi e su tutti il buon Corrado, hanno ammesso che dalle mie foto vien fuori il Parco che affascina, quel Parco li ha stregati fin da ragazzini, quel bosco selvaggio degno di Mowgli in cui perdersi e disconnettersi dalla realtà di tutti i giorni; la cosa mi rincuora: forse, ma forse, ho centrato il bersaglio.

Il grosso dell'affluenza è stata di "foresti", gente di Novara, Torino, Milano. Esclusi gli amici, che son venuti a trovarmi, i visitatori incidentali spesso non sanno nemmeno dell'esistenza di un "Parco delle Lame" e anzi non sanno cosa siano le "Lame". In genere concludono il giro dicendomi: "complimenti per la pazienza". Ma quale pazienza?? In molti si fanno l'idea che per fotografare un martin pescatore si debba stare ore e ore  e ore ad attendere che il pennuto si posi nel punto giusto. Bah, non nella mia esperienza e allora mi trovo a spiegare (ho perso il conto delle volte) che le foto in mostra sono una sotto parte del sottoinsieme delle foto scattate in non più di 60 uscite spalmate su un decennio, il che si traduce in sei uscite all'anno, una ogni due mesi; "allora lei è molto fortunato", non credo proprio, affatto, se mai il contrario. La fortuna è un aiuto che non si rifiuta mai, ma il Parco di occasioni ne offre parecchie per sua natura e non per fortuna. I visitatori rimangono un po' basiti quando faccio loro notare che TUTTE le immagini sono state riprese a non più di tre chilometri e mezzo dalle stanze della mostra e che tra una foto e l'altra talvolta sono trascorsi anni, talvolta pochi minuti e che comunque la distanza spaziale tra un'inquadratura e quella accanto ben difficilmente supera i trecento metri perché i punti che frequento sono bene o male sempre gli stessi, ma sempre diversi un mese dopo l'altro, un anno dopo l'altro. Altro che pazienza e costanza, qui è faccenda di fretta e furia che l'occasione scappa e non torna più. Credo di averne convinti pochi, pazienza almeno ci ho provato. 

Davide di passaggio da Piacenza verso Bolzano. No San Nazzaro non è a mezza via,
ha voluto passarci apposta punto e basta.

Di tutto questo alla fin fine cosa rimane.
Uno scafato fotografo, dopo aver visitato la mostra, mi si è avvicinato e ha commentato: "Bello, un bel lavoro, peccato, peccato davvero. Eh sì, quando finisce tutte 'ste foto te le metti in casa? Magari in garage. Soldi buttati ... oh beh anche io ne ho fulminati una valanga, però un po' dispiace". Ovviamente ho annuito e fatto spallucce, del resto cosa controbattere? In fotografia forme e colori dovrebbero veicolare contenuti e credo di averne incastrato qualcuno nelle cornici del Leroy Merlin, contenuti che parlano di un luogo da conoscere e proteggere; insomma ho fatto quel che era nelle mie possibilità per diffondere un po' di conoscenza o magari anche solo di indurre curiosità. Le foto appese ai muri sono un modo vecchio e superato nell'era di Internet? Forse sì, ma finché avremo gambe, braccia, testa sulle spalle e una bocca per parlare difficilmente avremo miglior modo di comunicare che incontrarci tra consimili e raccontarci storie guardandoci negli occhi.

Un grazie di cuore a tutti gli amici che sono venuti a trovarmi e a cui spero d'aver regalato un'oretta diversa dall'ordinario oltre che aver evocato forme e colori della terra nella quale viviamo e che ormai abbiamo quasi dimenticato.


Diviso per quattro col resto di due



6 commenti:

  1. Grande Biondo, hai tutta la mia stima, davvero.
    Mi spiace veramente non essere venuto.

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  2. Hola hombre, que pasa?
    Sappi che io e il Rosso cominciamo ad invidiarti, e questa invidia si sta proagando anche oltre il pannello divisorio.
    Scherzo!
    Grazie Zino del commento e del pasaggio, e non ti scusare mica per non essere riuscito a passare! Non esiste proooprio!!!!!

    ci sentiamo presto, promesso
    Un saluto

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    1. Per ora qui tutto bene, ma la luce in fondo al tunnel ancora non si vede...
      A presto
      Ciao ciao

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  3. Complimenti Valerio. Per la passione, la tenacia, la tecnica. Sento anche io la necessità di fare una personale sulla riserva c'è frequento da anni. E quando parlo con i locali mi chiedono: ma veramente abbiamo questi animali a Rieti? Ma c'è una riserva naturale qui?
    La conoscenza del nostro "backyard" è fondamentale. E non meno esotico ed entusiasmante di un posto lontano. La profonda conoscenza delle abitudini, dei flussi migratori, le condizioni atmosferiche permettono quasi di sapere in anticipo dove e cosa troveremo. Senza perdere però quell'essenziale stimolo di curiosità infantile che ci fa rimanere a bocca aperta per lo stupore. Complimenti.

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  4. Ti stimo fratello!!! Davvero un bel lavoro, degno di te. Ovviamente tutti i complimenti non sono meritati... di più!
    Moreno con la supervisione di Lucia.

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  5. Claudio Garlaschi ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Cronache di una mostra":
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    Ciao Valerio,

    sono Claudio, ho visitato la mostra, con moglie e bimbi, in un freddo pomeriggio di Dicembre. Volevo ringraziarti per la tua simpatia e disponibilità. Davvero una bellissima mostra e mi hai fatto scoprire una parte del Parco che non conoscevo, ero abituato al lato vercellese. Un grazie anche a Flavia Silva che ci ha fatto da guida per L'abbazia e il museo di San Nazzaro. Davvero un bel pomeriggio!

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Sorry for the missing but I starting to manage all unsigned message as Spam. I hope that all folks can understand.