contro- intestazione

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Il capanno infernale.

Come sbagliare tutto, ma proprio tutto, in una sola giornata.

Stanco di vedere il bel tempo solo durante la settimana lavorativa ho preso un bel venerdì di ferie. L'intenzione era quella di utilizzare, FINALMENTE, il capanno mimetico auto-montante, acquistato a Dicembre dello scorso anno. Questi capanni sono fantastici. Si montano in 30 secondi e nello stesso tempo si richiudono. Ovviamente occorre fare un po' di pratica per imparare i movimenti giusti per richiuderlo, ma in linea di massima si tratta di strumenti veramente pratici. Io dopo anni di rete mimetica sulla testa, ho scelto un modello fatto apposta per i fotografi in vendita online sul sito tedesco Isarfoto https://www.isarfoto.com/shop/isar_en. Ho verificato or ora e il modello in questione non è più disponibile (?????). Prima di usarlo ne ho apportato una modifica. Ho aperto una luce per il tele molto in basso su una parete, al fine di poter scattare il più possibile vicino al suolo. Fino a quel momento l'avevo montato una volta sola all'inizio di Marzo, spendendo così un paio d'ore a guardare il vuoto, il nulla, il deserto, il niente. Si sà, alle volte capita. Forse è il bello di questo genere di fotografia dove l'imperscrutabile, la fortuna, la sorte, o meglio, la sfiga, sono il vero fattore dominante.

Il mio capanno (modificato), Parco Lame Sesia - Marzo.

Questa volta non ho avuto freni e ho dedicato l'intera giornata ad una sessione fluviale, in una zona di fiume tranquilla che frequento da quasi vent'anni. La giornata di Venerdì è stata una raccolta di errori da principiante, inanellati uno dietro l'altro: il Venerdì del fesso.

Primo grave errore:l'equipaggiamento fotografico.
Conoscendo quali sorprese può riservare il luogo di destinazione, ho deciso di portare quasi tutto. In primis il 600/4 su D3, con relativo cavalletto Gitzo GT5541LS e testa B1 piccola comprata d'occasione (COME NUOVA! e pagata una canzone). Poi il 200-400/4 su D700 con secondo cavalletto Gitzo GT3541LS e testa B1 piccola (storica, questa l'avevo pagata TUTTA). Quindi la D300 con il 60 micro e infine l'inseparabile 17-35/2.8. Non ho rinunciato al secondo tele perché so, mi è capitato più di una volta, che gli animali arrivano da dove meno te li aspetti. Per una giornata intera dedicata espressamente all'appostamento ho voluto evitare sorprese ed essere pronto a tutto, dal cinghiale, alla capinera. Ed in ogni direzione.

Tutto sulle spalle!

Alla dotazione fotografica si deve aggiungere: il capanno, lo sgabello ripiegabile (indispensabile), un litro d'acqua e 2 banane. Effettivamente siamo vicini ai 30 kg di carico. Io ne peso 70 per 1.72 cm di altezza: un po' eccessiva tutta quella zavorra. Ma tant'è, dall'automobile al punto di appostamento c'è meno di un chilometro di sentiero nel bosco. Ho valutato, con molto ottimismo, che non fosse poi quel gran sforzo. In verità se avessi avuto meno bagaglio, avrei sicuramente affrontato quei 300 metri di devastante greto sassoso per raggiungere un punto molto più promettente. Ma ormai era tardi e, se la fortuna avesse girato, sarebbe andato bene anche qui.

Il greto del Sesia che non ho avuto la forza di attraversare. 
San Nazzaro (NO) - Maggio.
Nikon D700, ob. AF-S 17-35/2.8, polarizzatore. 


Secondo tragico errore: la collocazione del capanno.
Sono arrivato in posizione intorno alle 9.30 del mattino, senza particolare affaticamento. Purtroppo i fiumi cambiano forma e le rive non sono mai le stesse dell'anno prima. E il punto ove pensavo di appostarmi, era già occupato da una folta vegetazione stagionale di riva. Non sono un amante del “taglia e brucia” tendo a lasciare il posto come l'ho trovato. Quindi mi sono sistemato un po' più in là. Dove montare il capanno? Qui dove da un lato domino questo ramo secondario del fiume, con molta sabbia di riporto. Se mi va di lusso becco il corriere e la pantana, male che vada arriverà sicuramente qualche garzetta. Poi la veduta spazia in lontananza. Lo scorso anno da qui ho visto passare (lontane) due volpi, una dietro l'altra! Da questo lato quindi va il 600 mentre nella feritoia frontale piazzo il 200-400 a perlustrare tutto il greto ed il bosco della sponda vercellese per quasi 120° di campo. Se capita, come nel 2003 che saltò fuori un capriolo dal bosco di Albano, sarò pronto.

il capanno in posizione
Lo schema tattico, roba da generale di corpo d'armata.

E cosa manca in questo bel ragionamento?? La posizione della fonte di illuminazione valutata in funzione del soggetto più probabile e della rotazione giornaliera del nostro bel pianeta. Ciò che la mattina è in ombra, al pomeriggio potrebbe trovarsi al SOLE. Infatti.

L'interno del SUDARIO.

Per nove ore e mezza sono rimasto appollaiato su quel traspolo. Nel pomeriggio il sole ha iniziato a martellare sul serio. Altro che sole di primavera! Nonostante avessi aperto TUTTE le feritoie disponibili, la temperatura interna ha raggiunto rapidamente i quaranta gradi. Macchine e obiettivi scottavano. Un supplizio avvicinare la capoccia alla fotocamera. Nonostante mi ripetessi che è Maggio, non la metà di Luglio, che l'aria è fresca e le zanzare ancora non ci sono, il mio corpo si stava ribellando. Intorno alle 15 la gamba destra iniziava a vivere di vita propria, contraendosi senza motivo. Fortunatamente mi son portato appresso due banane, il potassio serve contro i crampi. Come previsto si è presentata una famelica garzetta che ha massacrato le povere sanguinerole costrette nell'acqua bassissima. Il magro raccolto della giornata è qui sotto.

Garzetta in caccia di Sanguinerole. Parco Lame Sesia (NO) - Maggio.
Nikon D3, ob Nikon AF-S 600/4 VR
Dettaglio 100%

Come si può osservare il punto di ripresa è veramente infelice. Oltre ad essere in evidente controluce, ma un controluce sgradevole, è troppo "alto". La garzetta è piccolina, ripresa dall'alto risulta schiacciata, svilita. Avrei dovuto utilizzare la feritoia raso - terra, quella che mi son costruito proprio per questo tipo di utilizzo. Ma volevo provare il capanno per come è stato costruito. Questo modello ha feritoie alte, adeguate all'osservazione di animali grandi quali gli ungulati in genere, oppure i trampolieri importanti come le gru o i fenicotteri. Qui, alle Lame, sui greti, tocca stare bassi. Anatre, sterne, cormorani e tuffetti sono a pochi centimetri da terra. E lo so bene, avendo passato intere giornate supino con i sassi piantati nelle costole. Magari avessi scelto questa soluzione collaudata! Bah.
 
Primo piano contro luce di un uccello bianco su sfondo abbacinante. Bravo bella scelta!
Tutte con Nikon D3, ob. Nikon AF-S 600/4 VR, tripod Gitzo GT5541LS head Arca B1.

E a proposito di sassi cosa ha visto il secondo teleobiettivo? Sassi, cespugli secchi e sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, sassi, tanti sassi. Sostanzialmente SOLO sassi. Una bella sassata.

Il Greto, vuoto e deserto. Parco Lame Sesia, San Nazzaro Sesia (NO) - Maggio.
Nikon D700, ob. Nikon AF-S 200-400/4 VR II, tripod Gitzo GT3541LS head Arca B1


L'anno scorso scelsi meglio. Mi bastò una rete mimetica e il solo 600mm. Il resto lo ha fatto la luce variabile di una giornata luminosa con nuvole passeggere ed il sole alle spalle.

Grazetta nel fiume Sesia. Parco Lame Sesia (NO) - Giugno.
Nikon D3, ob. Nikon AF-S 600/4 VR, tripod Gitzo GT5541LS head Arca B1G

In verità questo capanno maledetto mi ha aiutato a spiare uccelli che da noi sono molto diffidenti. Nel complesso non posso denigrare senza pietà questo capannino che in verità è comodo da trasportare e velocissimo da montare e smontare. Certamente usarlo in inverno è un'altra cosa.

Capanno coperto di brina

In una notte di dicembre.

Gru riprese dal capanno nella notte nel pieno dell'inverno.






7 commenti:

  1. Fantastico e divertente resoconto di una giornata 'tutta per la fotografia' !! :)

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  2. Adri, speriamo che ne vengano altre...DIAMINE!!

    ciao

    PS
    E' quasi ora di saltare nell'acqua, ma non ho tempo!

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  3. Valerio hai tutta la mia solidarietà ma soprattutto la mia considerazione perché hai saputo raccontare con leggerezza ed ironia ciò che spesso succede nella fotografia naturalistica: impegno sempre tanto e risultati mai commisurati a questo.

    Mi hai fatto venire in mente una vecchia canzone di Giorgio Gaber dove l'autore cantava che "La realtà è un uccello che non ha memoria non puoi immaginare da che parte va".

    Ecco, penso sia una sintesi perfetta della fotografia di animali nel loro ambiente naturale.

    Niente di più raro, incerto e complesso!!

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  4. Grazie per il resoconto (divertente) dal quale si può imparare molto. Purtroppo i fondi per un tele serio sono scarsi ne mio caso ma, spero, un domani di potermelo permettere e di avvicinarmi anche a questo meraviglioso tipo di fotografia.

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  5. Dai tempo al tempo. Sapessi quanti anni ho atteso io .....
    Grazie del passaggio.

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  6. Fortissimo, nella fotografia wildlife accade di metterci il 200% dell'impegno e tornarsene a casa con una sudata e le ossa dolenti, a volte arrivi con l'auto a due metri da un cespuglio e ci trovi un bel gufo appollaiato che si lascia fotografare come fosse una star del cinema. L'importante è non demordere, prima o poi l'occasione arriva inesorabilmente.

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  7. Ottimo racconto.....io sono all'inizio e non so' che pesci pigliare..ma la tua filosofica tenacia mi ha confortato :)

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