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Verso la Lama Grande - Ottobre 2020 Nikon D800e Ob. Nikon AFs 17-35/2.8 ED Gitzo GT3541LS Arca B1 |
Di piene del fiume Sesia in 30 anni ne ho viste tante, quella devastante del 1994 su tutte, ma nessuna ha mai toccato pesantemente il bosco di san Nazzaro, quel fazzoletto di terra selvaggia al di là dell'argine di San Nazzaro. Invece ad Ottobre del 2020 si è verificato un fenomeno insolito: piogge concentrate sulle prealpi, sulla Val Sesia, il fiume in pochi giorni si è ingrossato in modo spaventoso e l'onda di piena ha investito il bosco di San Nazzaro cambiandone letteralmente i connotati. Come non avevo mai visto.
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Il bosco invaso dall'acqua, San Nazzaro (NO) - Ottobre 2020. Nikon D800 ob Nikon AFs 70-200/2.8 VR II ED Gitzo GT5541LS PC-74BNS |
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La lama Grande di San Nazzaro è invasa dal fiume, San Nazzaro (NO) - Ottobre 2020. Nikon D800e ob Nikon AFs 17-35/2.8 ED Gitzo GT5541LS PC-74BNS |
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Nella notte il fiume ha superato l'argine, San Nazzaro (NO) - Ottobre 2020. Nikon D800e ob AFs 17-35/2.8 ED Gitzo GT5541LS PC-74BNS, Nikon D800 ob Nikon AFs 70-200/2.8 VR II ED Gitzo GT5541LS PC-74BNS |
Le immagini le ho scattate domenica mattina 3 ottobre 2020, in realtà speravo di poter entrare nel bosco seguendo la solita strada e non immaginavo quale fosse la reale situazione. Quella strada era sommersa da un flusso d'acqua potente e profondo ben oltre il metro e mezzo, in queste condizioni i miei stivaloni a cosciale servivano a ben poco quindi ho solo potuto a perlustrare l'argine in su ed in giù cercando di sbirciare oltre il fitto degli alberi. L'acqua color nocciola aveva invaso tutto, i sentieri, gli scorci che conosco da oltre 20 anni, gli angoli nascosti stavano scomparendo sotto la pressione dell'acqua di piena, ho subito capito che le mie conoscenze del terreno venivano demolite lì, davanti a me: il mazzo veniva rimescolato.
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Ritorno all'automobile con tanti interrogativi |
Devo attendere il fine settimana successivo per constatare quale stravolgimento ha apportato la piena 2020. Entro, come al solito, dalla discesa di Peppo Magnano e subito comprendo che sarà difficile raccapezzarmi. In questo punto, la settimana scorsa, fluivano oltre 2 metri d'acqua, un flusso così potente da far inclinare alcune grandi querce. Ma ancora non ho visto nulla, dopo la curva, la strada che porta alla lama Grande, letteralmente non c'è più. Al suo posto è ricomparso il greto del fiume, una spianata di ciottoli rotondi che da chissà quanti anni non vedeva la luce del sole. Tutto il terrapieno sulla destra è stato dilavato dalla forza dell'acqua.
Arrivato alla lama Grande non noto significativi cambiamenti, il colpo d'occhio è tal quale, solo che l'acqua è più profonda. Il letto dell'acquitrino ora è una pulitissima distesa di sassi chiari, il fango, habitat delle cozze d'acqua dolce, è stato spazzato via. Proseguo oltre il guado, avanzo verso nord cercando qualche riferimento noto, la strada della processione è scomparsa, incontro enormi tronchi di pioppo che sbarrano il cammino e preferisco ripiegare verso sud nel bosco del Tasso, lo faccio seguendo il ruscello di deflusso della Lama Grande. Il bosco qui sembra uguale se non per i 30 cm di fango sabbioso depositati ovunque a ricoprire le erbacce stagionali; impresse nel limo trovo le impronte degli animali che, defluita la piena, sono rientrati nel parco. Ci sono tutti: dai topolini al tasso, dai cinghiali al capriolo.
Mi inoltro ancora nel bosco per scoprire che, in questo luogo, il passaggio dell'acqua è registrato solo dalla patina secca sul tronco degli alberi, i rovi ed il poligono non sono nemmeno stati piegati. Arrivo al fiume e lo trovo pressoché identico alla scorsa estate. Il corso non è cambiato, riconosco ancora la barena dove mi sono appostato ad Agosto 2020, salvo che adesso si trova circa 150 metri più a valle. Il pomeriggio vola via veloce e la luce cala rapidamente, risalgo il fiume verso nord alla ricerca del raccordo con la strada del guado: inutile non ce n'è più traccia. Devo proseguire ancora più a nord allungando il percorso e ridiscendere poi verso la radura dove nell'estate del 2018 ho incontrato un capriolo solitario. Quella radura, o meglio, il gerbido, è scomparso insieme ad alcuni alberi che facevano da riferimento; al suo posto una enorme gobba di pietre di fiume ampia 40 metri e profonda oltre cento, che si chiude verso il bosco, in una diga di tronchi. Questa ostruzione ha mitigato la spinta dell'acqua, preservando il bosco di San Nazzaro da più significativi stravolgimenti. Solamente una parte della strada del guado e l'uscita della Lama Grande sono stati rimodellati, il resto del terreno si è conservato come lo ricordo. Le "modifiche" alluvionali certamente mi renderanno la vita difficile, imponendomi percorsi più lunghi e faticosi, ma allo stesso tempo mi offrono nuovi paesaggi che conto di esplorare nel nuovo anno.
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L'ingresso di Peppo Magnano - maggio 2011
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L'ingresso di Peppo Magnano - ottobre 2020
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La strada verso la Lama Grande - giugno 2012
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La strada verso la Lama Grande - ottobre 2020
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Verso la Lama Grande - Ottobre 2020 Nikon D800e Ob. Nikon AFs 17-35/2.8 ED Gitzo GT3541LS Arca B1 photomerge di 5 scatti
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Lama Grande di San Nazzaro - Ottobre 2020 Nikon D800e Ob. Nikon AFs 17-35/2.8 ED Gitzo GT3541LS Arca B1
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Il guado della Lama Grande - giugno 2019
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Il guado della Lama Grande - ottobre 2020 |
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Nel bosco di San Nazzaro - maggio 2019
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Nel bosco di San Nazzaro - ottobre 2020 |
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Impronte nel fango bosco di San Nazzaro - ottobre 2020
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Impronte di tasso, bosco di San Nazzaro - ottobre 2020.
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Il Gerbido del capriolo a Nord della Lama Grande - gennaio 2010
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Il Gerbido del capriolo a Nord della Lama Grande - luglio 2019
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Il Gerbido del capriolo a Nord della Lama Grande - ottobre 2020 |
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La diga di tronchi accumulati dall'acqua di piena - ottobre 2020 |
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Nel cuore del bosco solo qualche erbaccia schiacciata - ottobre 2020. |
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Il livello dell'acqua segnato sui tronchi, circa 5m sopra al corso normale del fiume. |
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Il letto del fiume è ripulito - ottobre 2020 |
- Aprile 2021, la sorpresa di Pasqua -
Non pensavo, giuro, di dover riaprire questo Post e di dover ricorrere ancora all'archivio per mostrare la differenza tra un Prima e un Dopo. Ed invece son qui, maledizione perché quello che non è riuscito a fare all'alluvione ci ha pensato il trattore e la motosega a terminarlo.
Con l'evidente "mandato" di ripulire l'alveo del fiume dai relitti alluvionali, gli incaricati non sono andati per il sottile e hanno abbattuto una notevole quantità di pioppi, ceppaie di pioppo, salici e quant'altro doveva "sparire" al fine di liberare il corso del fiume. E' noto come la questione dell'alveo dei fiumi sia un argomento dibattuto su cui si accavallano tesi contrastanti, rimane il fatto che quest'area dovrebbe essere Parco Naturale Regionale, ma parco de che se si attuano azioni come questa??
La verità è che hanno devastato un gerbido ormai completamente colonizzato dai pioppi e che, in un non troppo lontano futuro, sarebbe andato ad estendere il bosco di San Nazzaro. Ora lì c'è solo sabbia, buona per il poligono giapponese e ottima per essere scopata via alla prossima alluvione.
Il disbosco è stato metodico, ma fortunatamente si è arrestato al limite del bosco del Tasso. L'isolone di Oldenico non è molto lontano ed, evidentemente, la direzione del Parco ha dato un limite oltre il quale le macchine movimento tronchi (e terra) avrebbero disturbato la nidificazione degli aironi. Di certo hanno disturbato il picchio nero perché non ho udito il suo inconfondibile richiamo.
Allego un po' di immagini dell'accurata azione di riqualificazione del territorio augurandomi che per i prossimi tre anni il fiume non si riproponga in una performance come quella dello scorso ottobre, altrimenti con l'acqua se ne andrà un bel po' di superficie del parco e magari sta volta verrà giù il ponte di Vercelli come è accaduto a Romagnano.
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Qui c'era un impenetrabile bosco di giovani pioppi - aprile 2021 |
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Dal greto del fiume la veduta verso nord era chiusa da un muro di chiome e quel cassonetto era nascosto in un intrico di pioppi e salici - aprile 2021 |
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Questo rialzo di barena era colonizzato da grossi e piccoli pioppi, ora è sabbia - aprile 2021 |
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Nemmeno i vecchi relitti sono stati risparmiati - aprile 2021 |
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Dettagli della meticolosa azione di taglio indiscriminato - aprile 2021 |
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Pioppo isolato al limite della barena del fiume - giugno 2012 |
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Nove anni dopo quel pioppo non difende più la riva - aprile 2021 |
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Pioppi a ceppaia si protendono sull'ansa del fiume - giugno e ottobre 2011 |
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Quel che resta di quei pioppi - aprile 2021 |
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Sto arrivando! Il poligono ringrazia - aprile 2021 |
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A futura memoria - Romagnano Sesia , Ottobre 2020 |
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