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Registro Cronologico Eventi 2020

26 luglio 2020
Nel dicembre del 1968, in Inghilterra, la canzone prima in classifica si intitolava "A man of the world". Quell'"uomo del mondo" si è spento la notte scorsa a Londra, nella sua casa, e si chiamava Peter Green. Per chiunque strimpelli una chitarra, per chi ama ascoltare musica sincera, genuina, il nome dei Fleetwod Mac di Peter Green non deve essere sconosciuto. Quei Fletwood Mac erano lontani due ere da quelli che saranno in "Don't Stop" di Leslie Buckigham, di metà dei '70, e furono anello di congiunzione tra il Blues di Chicago e le folk derivazioni britanniche, quindi germe e brodo primordiale di evoluzioni quali l'Hard Rock (poi Metal) e soprattutto della meravigliosa stagione del Progressive Rock inglese (e americano, perchè gente come i Chicago Transit Authority non li dimentico). 

Peter Green's legacy

Negli ultimi anni '60 al Marqee Club di Londra, Peter Green lo incontravi una sera sì e una no. Un gruppo speciale, quei Fleetwood Mac, una sezione ritmica solidissima, cementata da John Mc Vie al basso e Mick Fleedwood dietro il rullante, e due chitarristi, Peter e Jeremy Spencer, a cui quasi subito se ne aggiungerà un terzo, Denny Kirwan. Fu un gruppo che trasformò il Blues, portandolo a livelli mai ascoltati prima. BB King ammetterà, anni '90, che nessuno è mai stato capace di replicare il suo tocco di chitarra elettrica, nessuno tranne uno: Peter Green. Purtroppo Peter si devasterà con l'LSD (e dopo di lui anche Denny), riducendo al lumicino le sue capacità musicali escludendosi così dalle scene già dai primi anni '70. Una meteora, insomma, sì ma un astro che 50 anni dopo piangiamo per l'ultima volta.
Addio, Man of the World.


2 gennaio 2020
Parto alla ricerca delle gru ma questa volta dalla sponda occidentale del Sesia, dal bosco di Albano. Con fatica trovo un varco attraverso il bosco e riesco a scendere sulla "barena sud", quell'accumulo di riporto che scandaglio da anni, con il tele, ma dalla parte opposta del fiume. Qui di notte si fermano le Gru, vorrei appostarmi prima della comparsa, in cielo, dei trampolieri. Così trovo una seduta, quasi comoda, a ridosso di un ammasso di radici, dentro all'avvallamento che, durante l'ultima piena autunnale, l'acqua ha creato mulinando attorno al cumulo di legni. Il sole cala velocemente ed arrivano i primi richiami, lontano, molto lontano, sono le gru d'avanguardia. Il teleobiettivo punta direzione sud e la luce è abbastanza buona. I richiami ora sono vicini, sempre più vicini. Infagottato sotto la rete mimetica non posso vederle, ma capisco che mi stanno girando attorno. Il "gru gruuu" adesso è vicinissimo, qualche metro sopra la mia testa, passa oltre e finalmente vedo una gru in cielo, proprio davanti a me. Mi sorvolano due volte a cerchi più stretti poi le sento allontanarsi verso Nord, non si fermano qui. Perché, forse mi hanno visto?? La mia schiena non è camuffata bene? Sono i soliti dubbi che mi passano per la testa quando le cose vanno male, ma non ho tempo di rimuginare perché subito sento un fruscio davanti a me, sui sassi. Punto il tele appena in tempo per vedere un groppone nero sparire dietro ad un cumulo di tronchi, sono cinghiali, ne inquadro tre, ma corrono veloce ed è quasi notte. Peccato.

In cammino sul greto SUD. Albano (VC) - Gennaio.
Nikon D800E ob Nikon AFs 17-35/2.8 ED.
Da questo greto si vede bene il Monte Rosa. Albano (VC) - Gennaio.
Nikon D800 ob. Nikon AFs 300/4 E VR.
L'appostamento. Albano (VC) - Gennaio.
Nikon D800E ob Nikon AFs 17-35/2.8 ED.
I cinghiali che transitano. Albano (VC) - Gennaio.
Nikon D500 ob Nikon AFs 600/4 VR, Gitzo GT5541LS PC-74BNS.
EXP: ISO 8000 1/30s f/4 VR ON.
Il bosco a notte ormai fatta. Albano (VC) - Gennaio.
Nikon D800E ob Nikon AFs 17-35/2.8 ED, Gitzo GT5541LS PC-74BNS.




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