E' impossibile attraversare la Sardegna senza imbattersi in qualche Nuraghe. Sono ovunque, i dati ne indicano circa 8000 censiti, In realtà ce ne sono un po' di più, ma di alcuni rimangono solo tracce, difficili da identificare e, nel dubbio, vengono esclusi dal conteggio. I Nuraghe sono la più evidente, diffusa, comune, testimonianza della presenza, sull'isola, di un popolo con una cultura specifica e peculiare. Qui non voglio annoiare raccontando quello che ho imparato durante i miei soggiorni in Sardegna, qui voglio dire di COME l'ho imparato.
Nuraghe Longu, Padria (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G, Gitzo GT3541LS Arca B1 |
Nuraghe Ardasai, Seui (NU) - Giugno. Nikon D3 ob. Nikon AF-D 70-180/4.5-5.6 micro, hands hold. |
Facciamo un passo indietro di qualche decennio. Da ragazzino ebbi la fortuna di trascorrere le mie estati in Ogliastra. Ai tempi, fine anni '70, visitare un nuraghe voleva dire arrampicarsi su una collina, sotto il martello del feroce sole estivo, evitare le spine dei cardi e dei rovi, raggiungere i cumuli di pietre sconnesse per arrampicarvici sopra e vedere il panorama circostante. Taccio su quello che si rischiava di pestare nella / nelle eventuali, buie, camere interne. Così è che ciascuno si faceva le sue domande, i più curiosi trovavano qualche vaga risposta nelle pagine di una vecchia guida turistica (ricca di foto, scarna di informazioni) e tutto finiva lì. La Sardegna rimaneva nel cuore per il suo mare di cristallo, per i suoi abitanti genuini, per i suoi prodotti squisiti; e i Nuraghe? Ah si, ne ho visto uno ...
Nuraghe Coladorzos, è lì sotto. Mara (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART, Gitzo GT3541LS Arca B1. |
Nuraghe Coladorzos, Mara (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Sigma 24/1.4 ART, Gitzo GT3541LS Arca B1. |
Oggi le cose sono parecchio cambiate. Me ne accorsi già nel 2013 quando visitammo il villaggio pre-nuragico di Tiscali. Dopo due ore di cammino, nella silenziosa foresta di lecci e sughere, giunti alla sommità del monte che ospita l'antichissimo insediamento di Tiscali, ci venne incontro il custode (!). Dacché la regione ha assegnato in appalto la cura e il servizio di guida archeologico-turistica di Tiscali, una cooperativa di giovani ha preso l'incarico presidiando il sito 24 ore su 24 e fornendo utili indicazioni ai turisti. Ovviamente il custode riscuote anche il biglietto e fu una bella sensazione pagare per accedere a Tiscali così da scardinare il principio de "ciò che è gratis non vale niente". Nell'Agosto 2016 abbiamo visitato alcuni hot spot archeologici della Sardegna occidentale. Bosa dista 45 minuti d'auto da Cabras e a 30 da Macomer; l'occasione di tornare a Tharros non ce la siamo perduta, il museo di Monte e'Prama di Cabras è stata una felice scoperta, ma ancor di più lo sono state le visite alla necropoli di Pottu Codinu (Villanova Monteleone), dove un fenomenale custode Leonardo Riu ci ha regalato un paio di dritte (* vedi sotto) assolutamente illuminanti per comprendere quello che visitavamo e non solo, così come le ragazze di Macomer della cooperativa Esedra presso il sito nuragico di Tamuli che riescono a ridare vita ad un luogo abbandonato dall'uomo migliaia di anni fa. Visitare un sito archeologico in Sardegna oggi è una piccolo viaggio nel tempo, un'esperienza che sconfina quasi nell'intrattenimento grazie alla passione di questi giovani (Leonardo ha 42 anni ... è un ragazzo) in grado di fare la differenza. Un caso di iniziativa privata che si compie nel modo migliore, offrendo un servizio coinvolgente e animando un'economia locale in serissime difficoltà. Non so se questo modello sia esportabile in altre realtà, di certo qui in Sardegna funziona e pure bene.
All'interno delle tombe ipogee di Pottu Codinu, Villanova Monteleone (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon Ais 16/2.8 Fisheye, mano libera. |
All'interno delle tombe ipogee di Pottu Codinu, Villanova Monteleone (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon Ais 16/2.8 Fisheye, mano libera. |
All'interno delle tombe ipogee di Pottu Codinu, Villanova Monteleone (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon Ais 16/2.8 Fisheye, mano libera. |
Sull'ingresso della camera più grande Pottu Codinu, Villanova Monteleone (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon Ais 16/2.8 Fisheye, mano libera. |
La camera più grande, con tetto scolpito. Pottu Codinu, Villanova Monteleone (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon Ais 16/2.8 Fisheye, mano libera. |
La postura che avrebbe dovuto assumere la salma nella cavità ipogea. Pottu Codinu, Villanova Monteleone (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G. |
--------------------------------------------
Nuraghe Longu, Padria (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G, Gitzo GT3541LS Arca B1. |
Nuraghe Longu, Padria (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G, Gitzo GT3541LS Arca B1. |
Nuraghe Longu, Padria (SS) - Agosto. Nikon D800 ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G, Gitzo GT3541LS Arca B1. |
-------------------------------------------------
Villaggio nuragico di Tamuli, Macomer (NU) - Agosto. Nikon D800 ob. Sigma DG 24/1.4 ART, hands hold; photomerge di 10 scatti. |
Il Minipimer del bronzo medio Villaggio nuragico di Tamuli, Macomer (NU) - Agosto. Nikon D800 ob. Sigma DG 24/1.4 ART |
Villaggio nuragico di Tamuli, Macomer (NU) - Agosto. Nikon D800 ob. Sigma DG 24/1.4 ART. |
5 dei 6 Betili del Villaggio nuragico di Tamuli, Macomer (NU) - Agosto. Nikon D800 ob. Sigma DG 24/1.4 ART. |
---- La nota illuminante di Leonardo ----
Son quarant'anni che mi interrogo sul senso dei Nuraghe, sul loro scopo. A che diamine potevano servire? In prima battuta il pensiero corre ai torrioni dei castelli, ma in tutta evidenza son eccessivamente piccoli per fungere da difesa: un drappello di poche decine di uomini ne avrebbe ragione in breve tempo. E poi sono troppi, la Sardegna è disseminata di Nuraghe. Se fossero costruzioni belliche la loro diffusione a pioggia ci racconterebbe di popoli in guerra perenne, una sorta di tutti contro tutti difficile da sostenere anche per un per un breve periodo, figuriamoci per secoli e secoli. L'ipotesi guerrafondaia si scarta da sé, e allora, forse, si tratta di strutture abitative? Poco realistico: un Nuraghe contiene un'unica stanza (due nei più grandi) piccola e senza finestre. Edificare una struttura spostando, e sagomando, centinaia di tonnellate di durissime pietre per ricavarne un monolocale striminzito (e buio) è da squilibrati e non certo opera di un intero popolo che ne tramandò l'uso e ne elaborò la costruzione per generazioni. E allora a che diamine serve un Nuraghe?
Son quarant'anni che mi interrogo sul senso dei Nuraghe, sul loro scopo. A che diamine potevano servire? In prima battuta il pensiero corre ai torrioni dei castelli, ma in tutta evidenza son eccessivamente piccoli per fungere da difesa: un drappello di poche decine di uomini ne avrebbe ragione in breve tempo. E poi sono troppi, la Sardegna è disseminata di Nuraghe. Se fossero costruzioni belliche la loro diffusione a pioggia ci racconterebbe di popoli in guerra perenne, una sorta di tutti contro tutti difficile da sostenere anche per un per un breve periodo, figuriamoci per secoli e secoli. L'ipotesi guerrafondaia si scarta da sé, e allora, forse, si tratta di strutture abitative? Poco realistico: un Nuraghe contiene un'unica stanza (due nei più grandi) piccola e senza finestre. Edificare una struttura spostando, e sagomando, centinaia di tonnellate di durissime pietre per ricavarne un monolocale striminzito (e buio) è da squilibrati e non certo opera di un intero popolo che ne tramandò l'uso e ne elaborò la costruzione per generazioni. E allora a che diamine serve un Nuraghe?
Leonardo Riu Pottu Codinu, Villanova Monteleone (OR) - Agosto. |
Leonardo ci ha raccontato della sua ricerca di connessioni tra la disposizione topografica delle strutture pre-nuragiche di Pottu Codinu e l'orientazione stagionale del sole (e della luna) e cioè di come buchi e camere ipogee furono realizzati con una precisa funzione. A Pottu Codinu i raggi del Sole dei solstizi si proiettano con precisione geometrica all'interno delle cavità tombali permettendo così di determinare l'inizio/fine delle stagioni. Tombola! Aver certezza della posizione dell'astro in relazione alla stagione era fondamentale per popolazioni il cui sostentamento era integralmente affidato ad agricoltura e pastorizia. Applicando il concetto ai Nuraghe si è scoperto che la loro collocazione non è affatto casuale. E' noto che dove c'è un nuraghe di certo, a breve distanza, si trova una fonte o un pozzo, insomma c'è l'acqua. Assai più arduo è dimostrarne la funzione di calendario celeste, perché occorre eseguire centinaia di osservazioni nell'arco di uno o più anni, indovinare dove cercare (su strutture ridotte a poco più che ruderi) ed infine essere nel punto giusto al momento giusto. Gli studiosi ed appassionati che hanno dedicato tempo e pazienza a questa difficile ricerca, hanno trovato, immancabilmente, i riscontri alle loro supposizioni. Alla luce di queste dimostrazioni i Nuraghe guadagnano senso d'esistere, ora in quei sassi raccolti si desume lo strumento di un popolo operoso, legato alla sua terra ed in equilibrio con essa, equilibrio che ai nostri giorni è andato perduto come la capacità di determinare il Tempo senza l'aiuto della tecnologia moderna.
Nessun commento:
Posta un commento
Sorry for the missing but I starting to manage all unsigned message as Spam. I hope that all folks can understand.