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Due giorni in Trentino Alto Adige

A salutare l'amico Davide e il resto della truppa, cioè mamma Sabri e i meravigliosi Edoardo e Marta. Lo avevamo promesso lo scorso anno e finalmente siam riusciti a trovare l'occasione per raggiungere Davide nel suo nuovo Mondo, il Trentino.

 Larici che prima diventano gialli poi arancioni, quindi secchi. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.

Davide e Sabrina hanno fatto la scelta coraggiosa di ricominciare daccapo. Una buona occasione di lavoro è sicuramente il punto di partenza, ma non basta: ci vuole di più per lasciar tutto alle spalle e iniziare una nuova vita in un luogo così diverso dalla terra dove si è nati e cresciuti. Talvolta voltare pagina serve per ritrovare la serenità, lo so bene, parlo con la coscienza di chi quella scelta non ha avuto il coraggio di farla. In effetti l'opportunità che è capitata a Davide era da cogliere al volo: un ottimo lavoro (da ElettroteNNico sul serio) in un luogo che per lui, da anni, è destinazione delle vacanze: Ortles Cevedale.

"Allora, quando venite a trovarci??". Eccoci, il primo WE di Ottobre, partenza da Milano, venerdì alle 18.00, arrivo a Lana per le 22.30. Viaggiamo sulla A4 con l'affollata compagnia di milioni di altre automobili, un po' più in solitudine lungo l'autostrada del Brennero. L'albergo, l'unico in cui ho trovato una camera, in realtà è una deliziosa pensione a conduzione familiare. La titolare "che parla mia lingua" gentilmente ci ha atteso fino alle 23,00 ora in cui effettivamente abbiamo individuato la pensione. "Ha fatto sole tutta settimana, solo oggi un po' di nuvole ma forse non piove" queste sono le prime parole che sento il mattino di sabato, mentre mi ingozzo una colazione in perfetto stile Austro Ungarico (speck formaggio burro e pretzel). Infatti non pioverà, ma la mia giacca a vento verrà colpita da spinosi fiocchi di ghiaccio mentre arranco sul sentiero dell'alta Val Martello. Il Cevedale, e ciò che resta del suo ghiacciaio, resterà nascosto tra le nuvole basse, mentre, con consumato stile di sapiente sbeffeggiatore, il sole illuminerà le coste montuose dell'altro versante. Davide si scusa per il meteo: e chi sei Bernacca? Poi mi osserva sul sentiero faticare come un "vecchio prostatico" e sbotta "Eh si, anche io non sono troppo in forma" che va interpretato come: "sei messo da far schifo!". Davide è un signore e parla per iperboli e asintoti, ma intuisco che l'aplomb, che sta sfoggiando lungo 'sta pista gelata che mi taglia fiato e gambe, è perché c'è Laura. A 2000 metri fa freddo, l'inverno è alle porte, nonostante ciò, nonostante un paesaggio un po' più che autunnale, incontriamo tanti escursionisti. Sono certo che una gita come questa, ma su per la Val Cairasca in Ossola, ci vedrebbe in assoluta solitudine, il che non fa onore ai miei conterranei. Arriviamo allo sbarramento, una sinuosa diga di pietre a secco che, leggiamo, è stata realizzata nell'ottocento a freno delle ondate di acqua e fango primaverili, dono poco apprezzabile che il ghiacciaio del Cevedale elargiva, portando  distruzione e morte nel fondovalle.

E' bella la Val Martello, porta d'accesso (lato trentino) al parco nazionale dello Stelvio. Le rocce sono granitiche, simili alle pietre delle Alpi Occidentali, mi sento a casa. I Larici, e qualche raro pino, aggiungono elementi di comunione con le montagne del Piemonte.  Faccio un paio di foto di prova con i due grandangoli zoom utilizzando il treppiede che Davide, gentilmente, mi ha strappato di mano all'inizio della salita. E' evidente che ha avuto pena di me, mi consola che quel treppiede sia veramente leggero. Non c'è tempo di soffermarsi sul ponte di alluminio e acciaio che attraversa la gola del torrente, occorre scendere veloci che il programma della giornata è denso di appuntamenti. 

Il torrente alimentato dai ghiacci del Cevedale. Ancora qualche giorno e sarà tutto gelato.
Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Trova le differenze. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED,
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G. Gitzo GT3541LS Arca B1.
monumentale sbarramento ottocentesco costruito a difesa dei paesi del fondovalle, una diga di rocce necessaria per
bloccare gli tsunami glaciologici che in primavera il Cevedale regalava con regolarità. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED.
Lo sbarramento è veramente massiccio. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED, Nikon D800 ob.
Il sentiero sale sullo sbarramento. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob Nikon AF-s 17-35/2.8 ED, 
In cima allo sbarramento. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Costa nord occidentale della valle. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Bizzarro ponte in cavi d'acciaio e stecche d'alluminio. Forte! Inadatto a chi patisce il maldimare. Val Martello (BZ) - Ottobre
Nikon D800E ob. Nikon AF-s 17-35/2.8 ED.
Il bizzarro ponte è punto di interesse turistico. Val Martello (BZ) - Ottobre
Nikon D800 ob Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Larici autunnali. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Stufi della palla al piede, mi lasciano indietro ad arrancare. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 105/2.8 G-VR Micro.
Arriva il gelo, e sarebbe anche ora. Val Martello (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 17-35/2.8 ED.

Bisogna essere a Trafoi alle 18.00 per incontrare la guida che ci condurrà all'ascolto del bramito dei cervi dello Stelvio. Trafoi però è da tutt'altra parte, occorre scendere tutta la val Martello e risalire verso il passo dello Stelvio, insomma è lunga. Con il classico ritardo che mi contraddistingue, ce la facciamo appena in tempo. La guida sta già spiegando ai presenti il chi e il cosa. Fortuna vuole che il primo giro è nella lingua degli Sturmtruppen e a perderla non abbiamo danno; il secondo tempo è nella lingua di Dante, con un forte accento di Teutoburgo. Ora capisco qualcosa anche io. Imparo, ascolto e imparo cose che non sapevo proprio ( vedi in fondo). Dei cervi purtroppo sentiamo solo, lontano lontano, il suono profondo dei maschi in bramito; dal bosco, che si affaccia sul paese, non compare nessun corno del nobile ungulato. Realizzo che a Devero ne abbiamo di più che qui a Trafoi, e stanno più vicini perchè il bramito, nella piana dell'Alpe, lo si sente forte forte.

Son tutti qui per il bramito e magari vedere due corna di cervo. Bramito: sentito; Cervi: niente; Freddo: tantissimo. Trafoi (BZ) - Ottobre.
Nikon D800 ob. Nikon AF-s 17-35/2.8 ED.
Nelle nuvole gelate appare e scompare il piedone del Gran Zebrù. Trafoi (BZ) - Ottobre.
Nikon D800E ob. Nikon 17-35/2.8 ED.

Edo e Marta verran su bilingue?? Forse qualcosa di più.
Credo, e spero, proprio di sì. Edo due parole in tedesco me le ha già dette, Marta mi ha fatto solo delle linguacce internazionali. Lana, il Trentino, è un bel posto per crescere. Invidio Edoardo che avrà le montagne dietro casa come quinte della sua infanzia ed adolescenza. Se vorrà potrà godersi avventure che nemmeno a fumarmi tre canne riuscirei ad immaginare e parlerà in tedesco. La lingua tedesca mi è ostile e riflettendo mi sono chiesto che senso abbia avuto studiare l'inglese per tutti questi anni. Da italiano i miei "neighbors" sono francofoni o, per la maggior parte, tedesco parlanti. Sul lavoro ci capita di masticare spagnolo con i sud americani (che della lingua dei gringos proprio non ne vogliono sapere), francese con i nord africani e ancora ci sarebbe utile il tedesco per i clienti svizzeri con cui invece ci si intende, poco e male, con la lingua franca di Shakespeare. Insomma il dogma dell'inglese mi appare come l'ennesima presa per i fondelli, retaggio storico da contro-riforma che poco ha a che vedere con reali necessità di un popolo. Edoardo mi raccomando impara bene il tedesco, e in seconda battuta l'inglese. Per il dialetto Piacentino, che in realtà è la roba più importante, contiamo su Sabrina e Davide.

Che belle le stradine di Lana! Anche senza le linguacce della Marta GNE GNE e GNE
Ed Edoardo, sopporta: bravo
Ma quello li'....
... mi starà mica facendo una foto, vero ???

L'angolino di cultura generale: leggi qui che impari qualcosa.
Nell'ottobre del 2012 ho fotografato questa marmotta su al Buscagna (Devero) a circa 1900 metri di quota. Una marmotta in ottobre può essere segno di un anno dal clima particolarmente mite? No e questa foto, oggi lo so, racconta una storia diversa, molto diversa.

Marmotta autunnale? No forse questa era ancora in tempo. Buscagna A.Devero - Settembre.
Ninon D3, ob. Nikon AF-S 200-400/4 VR II, Gitzo GT3541LS Arca B1.

Le marmotte entrano in letargo all'inizio dell'autunno, i nuclei familiari si rintanano in camere sotterranee rivestite di ciuffi d'erba e sigillano l'ingresso, in pratica si murano nella tana. Durante il letargo non consumeranno cibo, ma demoliranno le riserve di grasso sottocutaneo accumulate nella stagione estiva. Di marmotte in Ottobre, sui prati alpini, non se ne possono incontrare, sono già tutte sotto terra. E allora che ci fa la marmotta nella mia foto? Quest'animale è stato chiuso fuori, il suo gruppo familiare le ha impedito di accedere alla camera di ibernazione. E' il destino riservato agli individui malati o denutriti, animali che non potrebbero superare l'inverno e che molto probabilmente morirebbero all'interno della tana, con conseguenze disastrose per l'intero gruppo. Le altre marmotte li riconoscono e li escludono, li "chiudono fuori" senza pietà, per la felicità delle aquile e delle volpi. Una storia drammatica che non si intuisce guardando gli occhi neri di questo paffuto roditore. E se non bastasse, a renderla ancora più tremenda, c'è l'amara constatazione che, alla fine dell'estate, le marmotte più deboli sono, tipicamente, le madri dei nuclei familiari. Le femmine mature hanno svezzato la cucciolata consumando il proprio grasso per dar proteina al latte. Arrivano all'autunno sfiancate, denutrite, incapaci di affrontare lo stress dell'ibernazione e per loro è finita: saranno i loro stessi figli ad impedirne l'accesso al rifugio. Una vicenda di ordinaria ferocia del mondo naturale.

6 commenti:

  1. Urca Valerio, grazie per la lezione! E complimenti è sempre un piacere leggerti!

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  2. Non lo sapevo nemmeno io, la lezione è arrivata dalla simpatica guida alto atesina, mi sembra giusto riportarla. Sinceramente non immaginavo una cosa del genere, ma non ci dovremmo stupire più che tanto perchè la vita a 2000 metri è veramente roba da duri.

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  3. Non sapevo fossi pure un naturalista? Sempre belle le tue foto e pure i commenti!!! Un saluto anche a Davide da me e Luca.

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    1. NATURISTA
      nel senso che vado in giro nudo come un verme a fotografar qui e là. Riporto i saluti a Davide, che se ha voglia può commentare qui.
      Ciao Maurizio e grazie del passaggio

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  4. Ciao a tutti.
    È stato un piacere condividere il peggior meteo dell'anno con Voi.
    Foto e descrizioni sempre fantastiche.
    X i cervi passiamo noi dai Savoia quando sarà il momento.
    P.S.
    Se non Ti caricassi come un mulo di ferraglia Nikon andresti il doppio di Laura e me.

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  5. Siam noi che siam stati sfigati. Vivi in un posto magnifico!! Avrai da stufarti ad incontrare cervi, caprioli, camosci e stambecchi. Tutto a 45 minuti da casa.

    Ciao a tutti e ci vediamo nel profondo dell'inverno, quando "lì" c'è giù la neve: promesso.

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