Riprendo da dove ho lasciato, tarda primavera inizio estate. Il Parco delle Lame al suo massimo di vitalità, l'aria è ancora fresca e le zanzare sono moderatamente moleste (e comunque uso mezzo litro di repellente).
All'ingresso di Peppo Magnano. Parco Lame Sesia, S.Nazzaro (NO) - Giugno. Nikon D800E ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G, Gitzo GT5541LS, head PC74BNS |
Nel cuore della selva in Marzo avevo individuato il foro di nidificazione di una coppia di Picchio nero. Nottetempo, i primi giorni di aprile, con l'amico Ivaldo abbiamo montato un capanno mobile a circa 30 metri dall'albero del nido, Ivaldo ha così potuto seguire la nidificazione di questo volatile speciale. Ora è tutto finito ed è tempo di smontare: una fatica terribile perchè le zanzare sono arrivate e la calura toglie il fiato. Per la cronaca: io sono riuscito ad utilizzare il capanno una sola volta, purtroppo fuori tempo massimo. Un pomeriggio a fissare un foro attraverso cui andavano e venivano solo grossi calabroni. Quel giorno però un selvatico l'ho fotografato, una confidente minilepre che mi ha aspettato al parcheggio.
Esplorazione e smontaggio capanno fisso. Parco Lame Sesia, S.Nazzaro (NO) - Giugno. Nikon D800E ob. Nikon AF-s 18-35/3.5-4.5 G, Gitzo GT5541LS, head PC74BNS |
Nel Parco ci sono molti cinghiali. Le impronte sono ovunque, i pantani dove si rotolano sono parecchi e le piste che essi abitualmente percorrono, tracciano un vero e proprio reticolato di passaggi all'interno del fogliame di sottobosco. Ho imparato che seguendo questi percorsi posso raggiungere i punti più nascosti del Parco; purtroppo in estate non mi è possibile perché la folta vegetazione li trasforma in angusti tunnel, troppo stretti e bassi per un bipede che si trascina 20kg di attrezzature fotografiche sulle spalle. Tra le tracce di cinghiale più curiose ci sono i tronchi infangati. Si tratta di alberi dalle dimensioni importanti, alla cui base, ad un'altezza di circa 40-50 cm dal suolo, il tronco presenta una fascia di fango secco, grigio, e la corteccia appare come lisciata da qualche utensile. In realtà è un "grattaoio" cioè un tronco che per dimensione e rugosità della corteccia viene scelto dai cinghiali per sfregare la pelliccia dei fianchi. Infatti, dopo un bel bagno di fango, non c'è soluzione migliore per liberarsi dai fastidiosi parassiti che grattare via quel fango seccato strofinandolo su una superficie rugosa, assieme al fango cadranno po' di zecche e pulci. Quindi io non mi siedo mai sotto un bel pioppo dal tronco infangato.
Tante le tracce, ma vedere il cinghiale è un altro paio di maniche. Il suino ha abitudini notturne perciò non è facile da incontrare e tanto più da fotografare. In questo 2018 li ho incontrati cinque volte, 2 volte li ho solo visti, una volta li ho solo sentiti, due volte li ho fotografati (una a distanza siderale ed una decentemente, qui di seguito riportata). Devo confessare che udire i suoni prodotti da un cinghiale adulto mette inquietudine; quei brontolii bassi e profondi nel buio del bosco, poco prima della notte, sono degni di un episodio del Signore degli Anelli.
Tante le tracce, ma vedere il cinghiale è un altro paio di maniche. Il suino ha abitudini notturne perciò non è facile da incontrare e tanto più da fotografare. In questo 2018 li ho incontrati cinque volte, 2 volte li ho solo visti, una volta li ho solo sentiti, due volte li ho fotografati (una a distanza siderale ed una decentemente, qui di seguito riportata). Devo confessare che udire i suoni prodotti da un cinghiale adulto mette inquietudine; quei brontolii bassi e profondi nel buio del bosco, poco prima della notte, sono degni di un episodio del Signore degli Anelli.
Nello scorso inverno 2017-2018 le Alpi hanno raccolto metri e metri di neve. Supponevo che lo scioglimento primaverile avrebbe regalato una bella piena fluviale come ne aspettiamo da oltre un decennio, invece niente da fare, il fiume a maggio era meravigliosamente ricco d'acqua, chiara e vorticosa, ma nessuna piena ha investito le barene ormai invase dalla vegetazione. Ciò nonostante tutta quella neve alpina degli effetti li sta rilasciando attraverso la falda del sottosuolo. La polla sorgiva di Peppo Magnano era secca da almeno tre anni ed invece in questo 2018 si è rivitalizzata. Sono andato a guardare più da vicino.
Fantastico !! invidio le tue esplorazioni naturalistiche e adoro immergermi nel tuo racconto supportato dalle inceppibili fotografie che lo accompagnano. Grazie di condividere i tuoi tesori,i tuoi segreti. Un saluto, Adriano.
RispondiEliminaCiao Adriano!! Scusa il ritardo ma blogger non mi sta avvisando della presenza di commenti da pubblicare.
RispondiEliminaAdri, le mie esplorazioni ... Fanno ridere. È un'aiuola di mezzo km per due, parcheggio ed entro per farmi divorare dalle zanzare.
Minkia, mi diverto un casino. Ci vediamo prima o poi? Dai cribbio!!
Un saluto e grazie del passaggio.